24° Torino Film Festival - Pagina 2

Stampa
PDF
Indice
24° Torino Film Festival
Pagina 2
i premi
Galleria fotografica
Tutte le pagine
Image
L'onore della cavalleria
Il premio maggiore della sezione competitiva è andato ad uno straordinario film catalano: Honor de cavalleria (L’onore della cavalleria) d’Albert Serra, opera già vista alla Quinzaine des Réalizateurs di Cannes 2006. E’ una straordinaria rilettura del Don Chisciotte della Mancia (1605) di Miguel Cervantes. Il regista propone una parte di questo romanzo immergendola negli spogli scenari di una campagna disabitata e ricorrendo alla lingua catalana, anziché a quella casigliana. Il cavaliere dalla trista figura e il servo Sancho Panza si aggirano fra prati e boschi, il padrone interroga spesso il domestico che solo raramente risponde. E’ un quadro struggente e originale in cui uno dei massimi capolavori della letteratura d’ogni tempo diventa terreno di confronto fra realtà e sogno, fra esigenze mondane mondo e imperi morali. Davvero un gran film, capace di proporre una lettura che recupera la profonda moralità del testo letterario.
Un premio è andato anche The Guatemalan Handshake (La stretta di mano guatemalteca) dell’americano Todd Rohal. Il film offre un esempio della schizofrenia stilistica di cui parlavamo in apertura. Il regista ha costruito una commedia satirica partendo da una storia popolata d’innumerevoli personaggi, che dovrebbero rappresentare altrettante facce grottesche del modo di vivere americano. Il film, purtroppo, centra raramente gli obiettivi che si prefigge. La trama è esile e racconta di un pilota di rodei per auto che scompare durante un black – out e di alcuni suoi conoscenti che vanno a cercarlo. Tutto è giocato su piccole gag e su personaggi volutamente strambi. Il risultato è modesto tanto che, più di una satira sull’America d’oggi, nasce il dubbio si tratti di una farsaccia inseribile nel filone degli American Pie (1999) dei vari Paul e Chis Weitz, James B. Rogers, Jesse Dylan, Daniel Attias e Bill D'Elia.

Image
Ritorno a casa
Alcuni film in cartellone, hanno destato una particolare attenzione. Bled Number One (Ritorno a casa), del francese d’origine algerina Rabah Ameur-Zaïmeche, è una di quelle opere generose e militanti che tanto appassionano i registi del terzo mondo. Qui sono sul tappeto due argomenti ugualmente drammatici: il conflitto fra estremisti islamici e credenti moderati e lo scontro fra modernità e tradizione. A farne le spese sono due emigrati che ritornano nel piccolo villaggio algerino da cui sono partiti. Louisa arriva con il figlioletto, fuggendo da un marito maschilista e violento. Le sue abitudini di vivere in modo moderno e il rifiuto di sottomettersi al padrone di casa scandalizzano non poco madre e fratello, che finisce col picchiarla a sangue. Kamel, appena uscito da una prigione francese, torna a casa con foglio d’espulsione e deve confrontarsi con situazioni laceranti che gli sono estranee, tanto che sarà lui a pagare il prezzo maggiore. Il film ha un andamento lento, come spesso capita in questi casi, e una narrazione semplice, con qualche schematismo di troppo. E' un’opera più importante politicamente che originale sul piano narrativo.
Image
Appunti di un addetto ai binari
Una nota particolare, infine, per Zapiski Putevogo Obkhodchika (Appunti di un addetto ai binari) del kazaco Zhanabek Zhetyruov. In una lontana landa asiatica un vecchio cieco aiuta il figlio a sorvegliare la linea ferroviaria, basandosi solo sull’udito e sulla sensibilità dei piedi con cui percuote le traversine. Il progresso avanza e le ferrovie ora dispongono di strumenti scientifici di controllo, ma saranno i sensi addestrati dell’anziano a dimostrarsi più efficaci di computer e livelle. Il film è un inno alla vita semplice, ai valori di un tempo, anche se sfiora la retorica per un passato eccessivamente idealizzato. Tuttavia ha il merito di raccontare una storia semplice e toccante con commozione e gusto raffinato.