01 Dicembre 2007
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25° Torino Film Festival 2007 |
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![Image Image](http://cinemaeteatro.com/images/stories/cinema/brick line.jpg)
Brick Line
Fuori della sezione competitiva sono stati proposti moltissimi titoli, vogliamo ricordarne tre. Brick Lane (Brick Lane) segna lesordio nel lungometraggio di Sarah Gavron, inglese dorigine del Bangladesh. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Monica Ali e racconta la vita di una giovane costretta ad abbandonare il villaggio natale per andare sposa ad un maturo e corpulento impiegato che abita nella zona di Borough nell East End di Londra, che si reputa persona colta e sottostimata dai suoi superiori. La donna ha due figlie, una delle quali si ribella alla vita in cui è costretta allinsegna del rispetto delle tradizioni del paese dorigine. Da parte sua, lei sogna di rivedere la sorella che ha lasciato in patria e che, dalle notizie che le arrivano, è diventata una sorta di prostituta. Gli attentati dell11 settembre 2001 scatenano forti tensioni anti-islamiche e spingo molti giovani dorigine asiatica ad avvicinarsi ai movimenti estremisti. In questo clima il marito della donna decide di ritornare in patria, ma la moglie e le figlie rifiutano di seguirlo. Il film disegna un quadro preciso e pregevole di una comunità dimmigrati, con i suoi dolori e le sue miserie, così come schizza con precisione il ritratto di questi esseri umani che vivono in una megalopoli, ma non hanno mai messo il naso oltre la strada in cui abitano. La seconda parte, quella più politicizzata, ha toni abbastanza prevedibili, ma che non incrinano il bilancio di un film robusto e interessante.
![Image Image](http://cinemaeteatro.com/images/stories/cinema/tracey.jpg)
I frammenti di Tracey
Il regista canadese Bruce McDonald ha tratto The Tracey Fragments (I frammenti di Tracey) dallomonimo romanzo della commediografa Maureen Medved. Il film è cadenzato dai ricordi di una quindicenne alla ricerca disperata del fratellino, che aveva in custodia e ha perso di vista per appartarsi con un mascalzone che, una volta consumato, la scarica a pedate dallauto. La struttura frammentata del racconto à resa dal regista suddividendo lo schermo in varie parti in cui, spesso, compare la medesima situazione inquadrata da punti di vista diversi. Un racconto da ricomporre rimettendone assieme le varie parti o andando a vedere il sito ufficiale del regista in cui la vicenda è presentata in forma lineare. Difficile dire se si tratta di una trovata stilisticamente non nuova, ma molto funzionale al tipo di racconto o se, invece, sia solo una piccola astuzia per incuriosire spettatori e critici. Sicuramente linsistenza delluso di immagini frammentate finisce per far perdere forza allesperimento e farlo pencolare più in direzione della cosa furba, che non della necessità stilistica.
![Image Image](http://cinemaeteatro.com/images/stories/cinema/lascia_perdere_jhonny.jpg)
Lascia perdere Johnny!
Qualche osservazione finale su Lascia perdere Johnny! Che segna lesordio, nel lungometraggio, dellattore e regista Fabrizio Bentivoglio. Il film è ambientato a Caserta nel 1976 e racconta, con tono bonario e non pochi spunti comici, gli esordi di Fausto, un giovane con la passione della musica che suona in una sgangherata orchestrina. Tutto cambia con larrivo di un noto musicista, ora alla fine della carriera, che infiamma gli animi e lo convince a trasferirsi a Milano. Il film nasce dai molti racconti autobiografici ascoltati dal regista durante le cene cui ha partecipato assieme ai componenti del gruppo Avion Travel. Nonostante questa origine, il film ha il tono di una favola diniziazione al lavoro creativo, un peana sulla forza della passione per la musica, condito da qualche battuta ironica e punteggiato di figure da commedia paesana. La stessa struttura del racconto non si scosta dalle molte altre che ci hanno narrato i difficili inizi di un qualche artista. Non ci si deve meravigliare, dunque, della mancanza di qualsiasi riferimento ai molti fatti che hanno segnato lanno in cui la vicenda è ambientata o della scelta della regia di collocare lintera storia in clima socialmente sterile. Se a questo si aggiungono la sovrabbondanza di primi e primissimi pani, si rafforza il sospetto della solita operazione con obiettivi più televisivi che cinematografici.