25° Torino Film Festival 2007 - Pagina 2

Stampa
PDF
Indice
25° Torino Film Festival 2007
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
i premi
Tutte le pagine

Image
Lontano da lei
Veniamo ora ad alcuni titoli in cartellone, iniziando dalla sezione concorso. Away from Her (Lontano da lei) di Sarah Polley ha al centro una coppia matura, i due sono sposati da oltre cinquant’anni e vivono ritirati in campagna. godendo di una moderata agiatezza. Un quadro idilliaco sconvolto dalla scoperta che lei è stata colpita dal morbo di Alzheimer e, lentamente, perde il ricordo del passato. Ricoverata in una casa di cura incontrerà un ex – dirigente d’azienda colpito dal medesimo male. Se ne innamorerà scambiandolo per il marito, che non riconosce più. Nello stesso tempo quest’ultimo intreccia un rapporto con la moglie dell’ammalato. Due coppie si disfano, complice la malattia, e altre due si formano. Potremmo definire il film un melodramma a lieto fine o la classica tragedia familiare intrisa di sentimentalismo e imperniata sulle performance degli attori, un quartetto di interpreti - Julie Christie, Michael Murphy, Olympia Dukakis, Michael Murphy – che mettono a frutto una professionalità di lunga data. Un film di medio – buona qualità commerciale, piuttosto vecchiotto nello stile.
Image
La ferrovia

E’ un giudizio che si può applicare, quasi per intero, anche a Gyeong-Ui-Seon (La ferrovia) opera seconda del sud coreano Park Heung-Sik anche se, in questo caso, i riferimenti alla situazione politica del paese hanno un peso rilevante. Il film nasce dall’intreccio di due storie, la prima ha al centro un macchinista della metropolitana di Seoul e lavora duramente sognando una storia d’amore con una donna misteriosa, che gli regala libri e generi alimentari, la seconda ruota attorno ad una bella assistente universitaria di letteratura tedesca, amante del professore che guida il suo dipartimento. Le vicende s’incrociano, quando, complice una tempesta di neve, i due sono costretti a passare una notte nella stessa stanza d’albergo. E’ l’occasione per confessioni di incubi (la donna misteriosa si è uccisa gettandosi sotto il convoglio guidato proprio dall’uomo cui regalava libri) e fallimenti (la moglie del professore ha scoperto l’adulterio e il docente è ritornato rapidamente in famiglia). Sembrerebbe un banale assemblaggio di storie d’amore se la regia non disseminasse il racconto di segnali che rimandano alla separazione fra le due Coree (il crollo del muro di Berlino), alle differenze di classe (lei benestante, lui proletario) e alle inquietudini di un paese che non riesce ancora a trovare una propria identità (il lavoro massacrante da una parte, gli studi elitari, dall’altra). La costruzione stilistica è solida, lo sviluppo del racconto fluido, l’interpretazione adeguata alla complessità delle vicende. Ciò che manca è uno sguardo linguistico originale.
Image
Storie di canzoni di casa

Va, invece, sull’autobiografico il cino – australiano Tony Ayres che dedica The Home Songs Stories (Storie di canzoni di casa) a sua madre, una cinese, cantante di night club a Shanghai, emigrata in Australia dopo aver sposato un ufficiale di marina. Il regista traccia, ambientato negli anni settanta, il ritratto di una donna irrequieta e alla continua ricerca di un uomo che la ami veramente. In questo modo costruisce una complessa figura materna a mezzo fra la donna libera e il personaggio melanconico e sentimentalmente non realizzato. Il film è molto, a tratti troppo, personale e trascura quasi del tutto il quadro di contorno, gli anni sessanta, in favore di uno sguardo domestico introspettivo e personale.
Image
L'arte del pensiero negativo

Kunsten å tenke negativt (L’arte del pensiero negativo) è il film d’esordio del giovane regista norvegese Bård Breien, un autore la cui verve pencola verso la commedia nera. In questo caso il lacerante dramma di tre persone costrette in carrozzella, due delle quali affidate ad una psicoterapeuta convinta che tutte le difficoltà possano essere superate con l’ottimismo e il pensiero positivo. Quando il gruppo incontra un trentacinquenne, handicappato a seguito di un incidente d’auto, che riesce a sopravvivere solo facendo ricorso ad una rabbia profonda e inarrestabile, le cose precipitano, sin quasi a sfiorare nuove tragedie. In altre parole siamo davanti ad uno sberleffo che mira a far emergere il grottesco anche dalle situazioni più tragiche. L’invito di fondo è all’accettazione della realtà, indipendentemente da qualsiasi mascheramento ottimistico; meglio la consapevolezza di ciò che si è alla falsa coscienza indotta da qualsiasi forma di autoconsolazione. Sicuramente l’intento è lodevole, anche se il film eccede in una verbosità falsamente irriverente che ne compromette parte delle possibilità di riuscita.