31° Cairo International Film Festival 2007 - Pagina 3

Stampa
PDF
Indice
31° Cairo International Film Festival 2007
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
i premi
Tutte le pagine
Image
Aspettando il Paradiso
Cenneti Beklerken (Aspettando il Paradiso) del turco Derviş Zaim conferma la tendenza di questo autore a negare i dati realisti e socialmente forti del suo primo film, Tabutta Rövaşata (Capriole nella bara, 1996), in favore di un cinema di grandi mezzi, stilisticamente composito, orientato ai temi morali. In questo caso siamo nell’impero ottomano del 17mo secolo, con le lotte fra il Sultano in carica e un pretendente che viene dalla Spagna e vanta di essere l’erede al trono, in quanto figlio di una dalle concubine del precedente monarca. Il tutto è filtrato attraverso la storia di un miniaturista, che ha perso moglie e figlio e non riesce ad elaborare il lutto. A lui il sovrano assegna il compito di seguire un drappello militare per ritrarre il volto del ribelle prigioniero e condannato a morte. L’artista accetta solo perché obbligato con la forza e, assieme ad una ragazza orfana raccattata lungo la strada, finisce col passare dalla parte dei rivoltosi e dipingere il pretendente iberico in un quadro che cita apertamente Las Meninas di Diego Velazquez. Un’opera che ne legittimerebbe i titoli in quanto nuovo Messia. Finale con ritorno ad Istanbul e alla vita d’artista, con una nuova moglie e un fido discepolo. Il film ha uno stile che mira a riprodurre quello delle miniature, da cui immagini rovesciate, punti di vista diversi della stessa inquadratura, uso di effetti speciali su sfondi di antichi documenti. Un sovraccarico di impostazioni che lo rende confuso e che alterna panorami da cartolina, immagini inutilmente elaborate, disegni animati, inquadrature contornate da cornici. Inoltre il film appare poco chiaro sul piano tematico anche se sottolinea l’impossibilità di forzare l’arte agli interessi della politica. Un piatto piuttosto indigesto e, a tratti, oscuro.
Image
Caramello
Veniamo ora ad alcuni titoli presenti nella sezione dedicata al cinema arabo. Sukkar banat (Caramello) della libanese Nadine Labaki gioca, sin dal titolo (il caramello è una dolce pasta usata in cucina, ma è anche una ceretta artigianale che le parrucchiere utilizzano per depilare le clienti) su una miscela di ironia e malinconia. A Beirut tre donne gestiscono un istituto di bellezza che diventa il luogo ideale per riflessioni sulla vita, la sessualità, la condizione femminile. C’è la giovane che ha una relazione con un uomo sposato, che la tratta come un oggetto di piacere, che riesce a vendicarsi, parzialmente, depilando con rabbia la moglie dell’amante, c’è la lesbica repressa che dà sfogo alla propria sessualità solo accarezzando i capelli di una bella cliente, c’è la giovane mussulmana che sta per sposarsi e deve farsi ricostruire la verginità per non perdere il futuro marito, infine, tra le clienti, c’è l’anziana che ha sacrificato la vita per assistere la sorella senescente e che ora ha l’opportunità di scoprire un amore tardivo. Il tono è quello di una commedia simpatica e moderatamente irriverente, una miscela dal gusto piacevole anche se stilisticamente non nuova. Un ultimo dato di merito: la nazione da cui arriva questo film è fra le più martoriate e il gusto dell’ironia che pervade questo film è anche una risposta agli orrori della guerra e alla violenza degli uomini.
Image
Ragazze
Balad El Banat (Ragazze) opera prima dell’egiziano Amr Bayoumi ha al centro quattro studentesse universitarie, provenienti da altrettante province egiziane, che, dopo la laurea, vanno ad abitare assieme e cercano lavoro. A questo punto devono fare i conti con le difficoltà, in particolare quelle legate alla condizione femminile in una società decisamente maschilista. Emarginate, insidiate dai colleghi di lavoro, ingannate da occasionali compagni, seguono percorsi che individuano alcuni fra gli ostacoli che sbarrano la strada alle donne. Temi non nuovi, così come lo stile della regia batte strade già note licenziando un’operazione di modesto valore cinematografico, ma di grande importanza civile. Non è un caso se, alla prima presentazione al pubblico, una parte degli spettatori maschi ha sonoramente fischiato.