Il cinema di Theo Anghelopoulos fra metafora e surrealismo sociale. - Pagina 3

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Il cinema di Theo Anghelopoulos fra metafora e surrealismo sociale.
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Viaggio a Citera
In altre parole quello che conta per Theo Anghelopoulos non è ciò che è mostrato, ma i rapporti e le possibili interpretazioni delle relazioni fra i personaggi e fra questi e la Storia, come percorso generale della società e delle idee. Il riferimento al teatro ellenico apre un’altra prospettiva sul lavoro di questo autore che, è ancora una sua dichiarazione, ritiene che i miti classici vivano dentro di noi e che noi viviamo in loro. Infatti, il suo mondo creativo ha sempre fatto riferimento alla tradizione antica. Ricostruzione di un delitto e La recita richiamano la tragedia degli Atridi, con Agamennone ucciso, al ritorno in patria dalla guerra di Troia, dalla moglie Clitennestra, complice l’amante Egisto. Alessandro il Grande (Megaleksandros, 1980) legge le gesta di un bandito dell’inizio novecento anche come rivisitazione del mito del grande conquistatore. Ne Il volo, l’opera di maggior spessore psicologico di quest’autore e la sola che racconti una storia nei modi e con la struttura tradizionale, è l’intero paesaggio mitologico che fa da sfondo al film, dall’Epiro al Peloponneso, mettendo assieme una sorta di citazione continua, anche se mediata, delle radici della civiltà occidentale. Questo film apre anche il capitolo delle riflessioni esistenziali, mettendo a confronto una vecchiaia ricca di ricordi e di incubi, con una giovinezza priva di radici e con una forte propensione a sperperarsi. Sempre in tema di rapporti con la classicità, va ricordato che La sorgente del fiume contiene alcuni riferimenti esplicito al ciclo tebano di Sofocle (Edipo, Antigone, Edipo a Colono) e a I sette contro Tebe di Eschilo. E’ una nuova prova dell’interesse di questo regista per il teatro concepito quale punto ideale di congiunzione fra il vero e il falso. Una propensione che, non a caso, privilegia Eschilo, il più politico fra i grandi classici greci. Questo saldo legame con la tradizione tragica non è un vezzo o un puro riferimento colto, è, invece, la testimonianza di una forte saldatura con la nostra cultura profonda, unita all’altrettanto ferma convinzione sulla continuità della Storia. Come dice la piccola Voula (Tania Palaiologou) al fratellino Alexander (Michalis Zeke), in Paesaggio nella nebbia: questa è una storia che non avrà mai fine. E’ un concetto ben esemplificato dal cadavere dissotterrato ne I cacciatori (I kynighi, 1976), vero emblema di un passato che ritorna e di cui non ci si può liberare.
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La sorgente del fiume
La filmografia di Theo Anghelopoulos e il suo rapporto con la metafora e il surreale sociale seguono un percorso che possiamo dividere in due parti. La prima riguarda le opere dal taglio nettamente storico – politico. Ne fanno parte Ricostruzione di un delitto, Giorni del ’36, Il viaggio, I cacciatori, Alessandro il grande. Ci sono, poi, alcuni testi di transizione - Viaggio a Cytera, Il volo, Paesaggio nella nebbia - che funzionano da cerniera con un secondo gruppo di titoli in cui i temi pubblici iniziano a sfumare verso una riflessione esistenziale che, pur senza trascurare gli argomenti sociali, dedica particolare attenzione all’introspezione. Fanno parte di questo terzo gruppo: Il passo sospeso della cicogna, Lo sguardo di Ulisse e L’eternità e un giorno. Sono testi in cui la melanconia e la riflessione su sé raggiungono il punto più alto. Considerando che sono film la cui realizzazione copre un periodo che inizia nel 1986 e ricordando ciò che è accaduto tra il 1989 e gli anni immediatamente seguenti (crollo del Muro di Berlino, cambio di regime nei paesi a democrazia popolare, dissoluzione dell’URSS), ci rendiamo conto di come la sensibilità di un grande artista sia riuscita a precedere e interpretare i fatti che hanno segnato un’epoca.
Tirando le somme, possiamo dedurne l’esistenza di uno stile che, partendo dalle basi culturali create nella Grecia Antica, ne salda e modernizza gli elementi fondamentali facendo leva sul rifiuto della rappresentazione come semplice mimesi del reale. E’ un processo metaforico e simbolico che svela e esalta quei legami e rapporti che formano la vera essenza del mondo.
Umberto Rossi