Theo Angelopoulos: due volti di Marcello Mastroianni.

Stampa
PDF
Indice
Theo Angelopoulos: due volti di Marcello Mastroianni.
Pagina 2
i premi
Tutte le pagine
Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image http://cinemaeteatro.com/images/stories/cinema/reprise.jpg
There was a problem loading image http://cinemaeteatro.com/images/stories/cinema/reprise.jpg
Image Il Festival del cinema europeo di Lecce ha celebrato la sua ottava edizione rendendo omaggio al grande regista greco Theo Angelopoulos con la proiezione di cinque suoi film: Paesaggio nella nebbia, Il passo sospeso della cicogna, Lo sguardo di Ulisse, L’eternità e un giorno e La sorgente del fiume. Quest’ultimo titolo è la prima tappa di una trilogia dedicata al diciannovesimo secolo, attualmente il regista sta lavorando al secondo capitolo (La polvere del tempo) le cui riprese inizieranno a ottobre e avverranno a: Roma, Berlino, Toronto, Colonia, New York, in Kazakistan e in Siberia. Prestigioso il cast che comprende Harvey Keitel (già interprete de Lo sguardo di Ulisse) Willem Dafoe, Bruno Ganz (protagonista de L’eternità e un giorno) e Valeria Golino. L’attrice è arrivata a Lecce con Riccardo Scamarcio, la cui presenza ha mandato in delirio decine di giovanissime fan, per partecipare al tributo che il festival ha dedicato al suo lavoro.
Image
Theo Angelopoulos a Lecce
C’è stato anche un convegno dedicato al grande regista greco, una delle cui relazioni compare nella nostra rubrica saggi, in cui sono state messe in luce le costanti, stilistiche e tematiche, che marcano il suo cinema. A proposito d’interpreti il regista greco ha rivelato che il breve capitolo di tre minuti che ha diretto, quale contributo ai sessanta anni del festival di Cannes, ruota attorno a un confronto fra due monologhi di Marcello Mastroianni, quello de La notte (1961) di Michelangelo Antonioni e quello de Il volo (1986) dello stesso cineasta ellenico. Molte sono state le domande che pubblico e giornalisti gli hanno. Una ha riguardato la vecchia questione della lunghezza dei suoi piani-sequenza. Da citare la risposta: I tempi del mio cinema nascono da un sentire interno e hanno la lunghezza che io, quasi come un compositore di musica, immagino nella mia testa. Quando stavamo girando Ricostruzione di un delitto (1970) e avevamo pochi mezzi, l’operatore mi chiese quanto sarebbe durata la famosa scena dell’omicidio, visto dall’esterno della casa in cui avviene. Voleva sapere se caricare una bobina di un certo metraggio o usare la pellicola che gli era rimasta da un ciak precedente. Gli risposi: io non lo so, ma prendi un cronometro, fallo partire, quando ti faccio segno, e lo scopriremo. Chiusi gli occhi e immaginai la sequenza. Alla fine risultò che avevo immaginato per 4 minuti e 11 secondi. Ebbene questo brano del film dura proprio 4 minuti e 11 secondi. Quelle di Theo saranno anche sequenze lunghe e lente, ma questo suo modo di lavorare rende felici i suoi produttori che, con lui, sanno sin dall’inizio, quanto dovranno spendere.
Image
Figli della guerra
La sezione competitiva del festival è stata vinta, ex – aequo, da due film che, caso più unico che raro, si sono divisi anche il riconoscimento elargito dal pubblico: Warchild - Balkan Blues Triligy II (Figli della guerra – Trilogia triste dei Balcani II) del tedesco Cristian Wagner e Reprise (Ripresa) del norvegese Joachim Trier, che ha ottenuto anche il riconoscimento per la miglior sceneggiatura. Il primo, la cui sceneggiatura è stata premiata al Festival di Montreal, è il secondo episodio di un progetto in più parti che affronta l’orrore dei massacri causati dalle guerre balcaniche e i drammi del dopoguerra post - distruzione della federazione jugoslava. Una giovane madre bosniaca, che ha subito l’inferno e le violenze dei lager serbi, vuole ritrovare la figlioletta che il padre ha spedito all’estero per salvarle la vita. La donna riesce ad arrivare avventurosamente in Germania e a ritrovare la ragazza, che ora è una fanciulla rigogliosa, ha cambiato nome ed è stata affidata ad una famiglia facoltosa di provincia. Il conflitto che subito si apre è fra i diritti del sangue e quelli della maternità pratica. Dopo vari travagli la donna si renderà conto che, ormai, la ragazza appartiene ai nuovi genitori. Il film è molto interessante per il tema che affronta, anche se l’argomento non è nuovo, e per la denuncia dell’orrore del conflitto armato e il dolore che causa a coloro che travolge. Temi di grande importanza che la regia tratta senza troppa fantasia stilistica, ma seguendo la linea di una correttezza espositiva che guarda più al cinema classico che non a quello che ricerca innovazioni espressive.
Image
Ripresa
Il film norvegese, già premiato al Festival di Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca, descrive giovinezza, crisi e successo di uno scrittore e dei suoi amici. Siamo alla metà degli anni settanta e un gruppo di ragazzi sta scegliendo la strada per il passaggio dall’adolescenza alla maturità. C’è chi diventerà un autore di culto, chi navigherà ai limiti della fama, chi entrerà in una tranquilla vita borghese. E’ un film ben costruito, interessante nel cesello d’alcuni personaggi di sfondo, come lo scrittore famosissimo che rifiuta ogni mondanità; un personaggio che ricorda Jerome David Salinger, autore de Il giovane Holden (1951).