Bari International Film Festival - 2017 - Pagina 3

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Bari International Film Festival - 2017
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una notte di 1000 oreDie Nacht Der 1000 Stunden (La notte di 1000 ore) del regista, produttore e sceneggiatore austriaco Virgil Widrich è un’opera in cui si mescolano intenti politici e fantastici. In un polveroso appartamento viennese si riuniscono i membri di una grande famiglia per decidere il passaggio dei poteri da una anziana capa a uno dei figli. Al momento di firmare l’atto formale, attorno al quale si sono scatenati gli strali di uno dei nipoti escluso dall’eredità, la donna muore. I presenti cadono subito preda di sentimenti contrastanti che vanno dal dolore alla rabbia per l’atto incompiuto. Le cose si complicano ulteriormente quando la morta risorge e con lei una lunga schiera di antenati la cui esistenza arriva sino all’epoca del Kaiser e di Hitler. Manca all’appello un solo capofamiglia la cui moglie, si dice, si sia uccisa. Dopo una lunga serie di colpi di scena scopriamo che la donna non si è uccisa, ma è stata ammazzata dal marito, un nazista convinto, che aveva voluto sopprimere la moglie ebrea per preservare la famiglia da quell’onta. E’ uno spettacolo molte teatrale, nel senso peggiore del termine con sequenze che si alternano dentro un unico appartamento che, alla fine, appare distrutto e pieno di cadaveri. Dovrebbe essere una metafora dolorosa delle colpe dalla ricca borghesia austriaca e delle sue responsabilità nei confronti del nazismo. Dovrebbe, ma raggiunge l’obiettivo solo parzialmente sia per il tono chiuso della narrazione, sia per un eccesso di simbolismo non sempre facilmente decifrabile.
gli insospettabili sospettiLe cronache del cinema sono piene di film entrati nella memoria grazie alla bravura degli interpreti. Poche volte, tuttavia, è capitato di assistere a storie tanto legate agli attori quanto in Going in Style (Insospettabili sospetti) in cui il quarantaduenne interprete, sceneggiatore e regista americano Zach Braff ha radunato tre mostri sacri del cinema anglosassone: Morgan Freeman, Michael Caine, Alan Arkin. Tre pensionati, ex operai di un’acciaieria che si è trasferita nel terzo mondo per ragioni di opportunità fiscale e di riduzione del costo del lavoro, si vedono precipitare quasi nella miseria quando scoprono che la società per la quale hanno lavorato anni e anni si è appropriata anche del loro fondo di quiescenza e lo ha fatto sulla base di norme che lo consentono. Minacciati di perdere la casa e non poter più aiutare figli e nipoti, decidono di rapinare la banca di cui sono clienti e che ha avuto sia l’incarico di sfrattarli sia quello di organizzare l’appropriazione del fondo pensioni. Aiutati da un vero rapinatore dal cuore d’oro, riescono nell’impresa e portano a casa un lauto bottino. In questo caso, tuttavia non c’è solo da ammirare la maestria della costruzione e gli incastri fra i vari momenti narrativi, quanto il riferimento a fatti socialmente rilevanti quali il progressivo impoverimento dei pensionati e dei lavoratori in seguito alla ricerca da parte di aziende e banche di un profitto sempre più sganciato da qualsiasi regola morale. In questo assume un significato determinante la sequenza in cui la piccola di colore si rifiuta di riconosce uno dei rapinatori. Sembra quasi un preannuncio di una solidarietà di classe che matura nel cuore dei più deboli prima che nella ragione. La stessa cosa si può dire della caricatura dell’agente dell’FBI, marmoreo nell’aspetto quanto ottuso nella mente. Oppure della solidarietà, da novelli Robin Hood, con cui gli attempati rapinatori distribuiscono il bottino agli altri poveri della loro cerchia, dalla cameriera della tavola calda agli ex- compagni di lavoro. In altre parole un film godibilissimo e ricco di significati di seconda lettura del tutto inusuali nel cinema americano di successo.