35° Cairo International Film Festival 2012 - Pagina 2

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35° Cairo International Film Festival 2012
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cholchuCholchu (L’uomo della steppa) dell’azerbaigiano Shamil Aliyev racconta una favola: quella di un uomo solitario che vive isolato allevando cammelli dopo la morte dei genitori e di una donna sedotta e abbandonata da un tipaccio violento e traditore. Lei trova nell’allevatore un compagno e una possibile occasione di nuova vita. Il tutto narrato utilizzando i quadrupedi come una sorta di coro muto che accompagna l’intera la storia. Il dato dominante ha una qualche assonanzata arcadica: la campagna pura e semplice contrapposta alla città rumorosa, traditrice e infida. Lo stile mira a una forte semplificazione di caratteri e situazioni: i buoni da una parte, i malvagi dall’altra. Sembra quasi un testo d’altri tempi, uno sguardo semplicistico su un quadro decisamente più complesso. Un film che esalta i buoni sentimenti, ma si colloca decisamente fuori dal tempo e dalla realtà.

the_priv_life_mr_ms_mZedegi-e khosousi-e agha va khanom-e mim (La vita privata della signora e del signor M) è l’opera seconda del regista iraniano Rouhollah Hejazi e s’inserisce in qual filone di storie private con cui i cineasti di questo paese tentano di mantenere in vita una cinematografia che in passato ha dato grandiosi frutti prima di essere stroncata dalla censura dei chierici mussulmani. In questo caso il film ruota sul conflitto che attraversa una coppia in cui il marito ha forti speranze d’ascesa manageriale in un’azienda controllata da investitori esteri, mentre la moglie preferirebbe un’esistenza normale lontana dalla tensioni del mondo degli affari. Il conflitto esplode quando il rappresentante degli investitori offre un importante incarico alla donna di cui ha sperimentato intelligenza e fantasia. Dapprima il marito è orgoglioso di tanto successo della sua compagna, ma ben preso invidia e gelosia iniziano a trapanargli l’animo avvelenando la vita coniugale. Tutto esplode, in fine, quando la donna gli rivela di essere in attesa di un secondo figlio, cosa che mette una pietra tombale sulle aspirazioni di successo dell’intera famiglia. Il film è girato in maniera falsamente sperimentale – il regista ha alle spalle un carriera di videoartista – ma affronta un problema tutt’altro che secondario in una società che ha molti conti in sospeso con l’altra metà del cielo. In questo entra nel vivo di questioni tutt’altro che banali e niente affatto risolte in un contesto fortemente maschilista e ancor più condizionato da robusti interdetti e dogmi religiosi.