IL CARNEVALE NEL CINEMA: UNA FESTA DELLA VERITA’ - Pagina 2

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IL CARNEVALE NEL CINEMA: UNA FESTA DELLA VERITA’
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fotonews1Partono su due choppers (le mitiche moto Harley Davdson) alla volta del travolgente Carnevale di New Orleans, Billy (Dennis Hopper) e Wyatt (Peter Fonda), in un viaggio dai mille significati metaforici, nell’ormai cult della cultura alternativa Easy Rider (Libertà e Paura,1969) di Dennis Hopper, strabiliante successo del cinema USA indipendente. Due mostri sacri di Hollywood, Elizabeth Taylor ed Henry Fonda, interpretano Mercoledì delle ceneri (1973) di Larry Peerce, melodramma gerontofilo, drammatico disfacimento fisico-esistenziale d’una attempata bellezza, mentre pericolose e incontrollate passioni d’amore scatena il Carnevale di Colonia nella giovane divorziata Katharina Blum, ne Il caso di Katharina Blum (1975) di Volker Schloendorff e Margarethe Von Trotta. Genio e sregolatezza, volgarità, musica sublime e consuete menzogne su Antonio Salieri, musicista italiano alla corte dell’Imperatore, qui campione della mediocrità destinato a soccombere di fronte al divino Mozart, condiscono il sontuoso e irriverente Amadeus (1984) di Milos Forman, singolare interpretazione della geniale e sconcertante personalità del più grande musicista mai vissuto, Wolfang Amadeus Mozart, che indossa una testa di cavallo durante uno scoppiettante Carnevale. Fondale carnascialesco precede di poco la morte di Monà, ribelle silenziosa che sceglie un'impossibile libertà rinunciando al soffocante benessere della società in Senza tetto né legge (1985) di Agnes Varda; triste valore di scoperta compie amaramente il russo Dimitri in Acque di primavera (1989) di Jerzy Skolimowski, da una novella di Turgeniev e ancora un ricordo carnascialesco riaffiora nella memoria di una docente ebrea - noto filosofo di fama internazionale, prima atea e poi credente - nel tragico e intimista La settima stanza (1995) di Marta Mészàros. Mostruose maschere di Carnevale precedono la tragica rapina a mano armata di Orso nell’inquietante Marie della Baia degli Angeli (1997) di Manuel Pradel, non banale storia di amore e di maladolescenza; riproposizione inutile del Conte di Montecristo (2002) dirige Kevin Reynolds, inventando un carnevale romano; infine uno da incubo vive con liberazione conclusiva, il timido Roman in Carnevale kafkiano (2002) di Tom Schreiber, durante i giorni del Carnevale di Lubecca ed uno francese balugina nell’intimista Le ricamatrici di Eléonore Faucher. Fiacco e folkloristico remake hollywoodiano, Original sin (2001) di Michael Christopher con scene del Carnevale dell’Avana, capovolge (finalmente!) la funzione di disvelamento sentimentale in senso positivo: la dark lady (Angelina Jolie) si rivela realmente innamorata del fascinoso amante (Antonio Banderas). Dulcis in fundo il delizioso cartoon, tradizionalmente in 2D, La principessa e il ranocchio (2009) di Musker e Clements, tra riti woodoo e bayou louisiani, rivolta la fiaba dei Grimm durante il coloratissimo, squillante e trasgressivo Carnevale di New Orleans.


Il carnevale di Venezia

casanova di federico fellini donald sutherland federico fellini 006 jpg fygcNel puzzle dei carnevali nazionali quello veneziano, per quanto in numero limitato e destinazione sfarzosamente scenografica, resta il più frequentato dal cinema italiano, generalmente esibito come sontuoso fondale di storie sentimentali o fantastiche. A cominciare da Il Carnevale di Venezia (1927) di Mario Almirante, il Carnevale di Venezia (1940) di Giuseppe Adami e Giacomo Gentiluomo, I fratelli dinamite (1949) di Nino e Toni Pagot (primo film d’animazione italiano), Sogno a Venezia (1958) film-documentario per ragazzi di Nino Zucchelli, La rivale dell’imperatrice (1951) di Jacopo Comin, fino al TV-movie Venezia, Carnevale, un amore (1981) di Mario Lanfranchi, sono tutte opere che, al di là della spettacolarità,  non attribuiscono alla festa un significante particolare. Diverso, di contro (more solito), l’uso del cinema autoriale. Un intelligente impiego prolettico contrappone, ad esempio, il Casanova (1976) di Federico Fellini, ricerca d’una impossibile donna ideale, summa di frustrazioni e amplessi ad libitum del più famoso tombeur de femmes della storia, Giacomo Casanova (Donal Sutherland), letterato, filosofo, ingegnere, ingegno illuminista sprecato dalla fama di stallone. L’iniziale sequenza carnascialesca del film anticipa, con simbolico parallelismo, l’impossibile dispiegamento della vera personalità del veneziano: una gigantesca testa nera che non riesce ad emergere dalle gelide e nere acque lagunari. Liberamente ispirato alle Memorie, meravigliosamente onirico e magistralmente impeccabile nelle pitture d’ambiente, il visionario, angosciante e sbalorditivo Casanova abbina pietà, ribrezzo, incubi, personaggi repellenti e fantasia sfrenata in una geniale reinvenzione del settecento. Eccezionali i costumi di Danilo Donati, premiato con l’Oscar. Sogna un Carnevale lagunare Jacques, infelice protagonista del malinconico Quattro notti di un sognatore (1971) del francese Robert Bresson - lampeggiamenti di felicità destinati a spegnersi nella solitudine - tratto dal celeberrimo Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij. Catturato dalle belle mascherine Nino Manfredi, qui attore-regista, ambienta a Venezia lo stevensoniano Nudo di donna (1981), stanco rapporto di coppia riattizzato da un singolare caso di doppio, risolto enigmaticamente proprio alla fine del Carnevale con il ritorno alla realtà o alla verità, dopo lo sconvolgimento dell’ordinarietà, secondo dunque un’interpretazione antropologica applicata al film. nosferatu a veneziaLa grande festa echeggia sinistra nell’horror - turistico Nosferatu a Venezia (1988) di Augusto Caminito, con Klaus Kinski nei panni dell’infernale Nosferatu, imprudentemente evocato da una nobildonna veneziana e da uno studioso inglese di vampirismo e tornato nella laguna più assetato di sangue che mai. Delitti nella laguna firmati da un foulard rosso incastrano momentaneamente un ventottenne Carlo Goldoni durante il Carnevale veneziano del 1735, nell'italo-francese Piccoli delitti veneziani (1988); e ancora un fugacissimo settecento mascherato balugina in Rosa e Cornelia (2000) di Carlo Treves, mélo claustrofobico che ambienta con molta approssimazione scenografica la dolorosa storia di una doppia gravidanza (aristocratica e popolare) in una casale della città veneta. Sgangherato pastiche tedesco-americano La leggenda degli uomini straordinari (2003) di Stephen Norrington, assembla una squadra atemporale di personaggi letterari per sconfiggere una malefica creatura, in una Venezia che alla fine crollerà come un castello di sabbia e dove il Carnevale impazza, fuori stagione, in piena estate. Abituali trasgressioni della settima arte.