France Cinema 2005

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Firenze rende omaggio ad Eric Rohmer

ImageCi sono rassegne di film che svolgono un lavoro utilissimo, serio e profondo senza essere onorate dall’attenzione dei media che meritano. France Cinema, creatura dei critici Françoise Pieri e Aldo Tassone, è una di queste. La manifestazione si tiene a Firenze da vent’anni ed è strutturata su un doppio binario, da un lato c’è un agile concorso che comprende una dozzina di titoli francesi di recente produzione, dall’altro un retrospettiva completa di un grande attore. Quella di quest’anno era dedicata ad un regista, Eric Rohmer, a cui è stato dedicato anche un convegno e che è uno dei non moltissimi autori francesi che riescono ad arrivare anche al pubblico italiano che, da parte sua, ha sempre dimostrato di apprezzarlo.

Politicamente conservatore, ossessionato dalla difesa della sua vita privata (non si è neppure sicuri della sua età, se ottantacinque o settantasette anni), rigoroso nel seguire i principi stilistici e di vita a cui s’ispira, questo regista è diventato uno dei grandi del cinema contemporaneo. L’occasione di rivedere, uno dopo l’altro, i suoi film costituisce un’occasione unica per coglierne le linee essenziale, le costanti espressive, la morale profonda. E’ un cinema che mette lo stile, la composizione dell’inquadratura, il modo di usare la macchina da presa al primo posto, più avanti, anzi, indifferentemente dal soggetto, l’argomento, il tema affrontati. Un discorso autoriale coerente quasi sino alla mania e capace di sfornate preziosissimi gioielli nascosti sotto forma di storie (apparentemente) piccole. E’ giusto il contrario di quanto accade con le opere nuove viste a Firenze. Tranne poche eccezioni, la struttura commerciale e quella narrativa, nel senso più basso del termine, fanno premio su tutto. Sono commedie che ripetono stancamente modelli già visti altre volte, storie che vorrebbero essere originali, ma che finiscono nel naufragare nella confusione più assoluta. Sono i sintomi di mali che affliggono una cinematografia produttivamente ancora robusta, ma che non sembra capace di ritrovare la forza e il vigore dei tempi lontani, quando l’allora giovane Eric Rohmer sconvolgeva - con i sodali François Truffaut, Jean-Luc Godard, Claude Chabrol, Jacques Rivette – le teorie e le pratiche del cinema innescando quella rivoluzione estetica, economica e morale che andrà sotto il nome di nouvelle vague.