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Cammina cammina, Pinocchio ···· Cammina cammina, Pinocchio ···· Hot

Cammina cammina, Pinocchio ····

ImageLe differenze fra questa messa in scena del celeberrimo libro di Carlo Collodi e quella che lo stesso Tonino Conte propose nel 1994, sono così marcate da rendere i due spettacoli quasi imparagonabili. La proposta precedente, concepita per un classico spettacolo da palcoscenico, era coloratissima e ottimista, questa tende al grigio ed è percorsa da una voglia di normalità che sconfina nel pessimismo. Pinocchio è uno di quei libri che non cessano mai di stupire e che consentono la scoperta di continue, nuove chiavi di lettura. E' un universo interpretativo in cui, fra gli altri, vivono due filoni, uno opposto all’altro. C’è chi vede in Pinocchio un inno alla normalizzazione, con il bambino ribelle che, perbenisticamente, è indotto a diventare un ragazzo disciplinato, condizione indispensabile per essere accolto in una società molto gerarchicizzata. Sul versante opposto, c’è chi legge il libro come un testo, se non anarchico, quasi rivoluzionario, in cui si esalta la bellezza della ribellione e dell’irregolarità rispetto a dominio delle norme e al dovere piccolo borghese.

La vecchia versione di Tonino Conte pencolava sul primo versante, quell’attuale sposa, quasi per intero, la seconda, aggiungendovi un complesso apparato parareligioso che si estrinseca non solo sulla scena e nel materiale di accompagno, ma anche in una serie d’iniziative che vanno dalle conferenze alle visite a chiese e dalle mostre alle tavole rotonde. Con tutta sincerità preferiamo quest’ultima edizione. Questo perchè l’apparato scenico, basato sull’idea di spettacolo per pubblico itinerante, una vera passione per il regista, si presenta funzionale allo spazio della chiesa di Sant’Agostino. Inoltre la proposta è ben orchestrata a livello di consumi (vestiti di stracci su toni tenui) e straordinaria nelle scenografie di legno grezzo che richiamano una sorta di fine del tempo, una delle chiavi di lettura dell’intero spettacolo. Il regista tende a presentare la storia del burattino che diventa ragazzo in carne ed ossa, come una sorta di parabola sulla fine della giovinezza e l’ingresso in una maturità responsabile, ma altrettanto monotona e triste. E' una prova di grande sensibilità teatrale e d’intelligenza.
valutazione: 1 2 4 5

Testo: Carlo Collodi; regia: Tonino Conte, percorso scenico e costumi: Guido Fiorato; luci: Emanuele Conte; musiche: Nicola Piovani suonate dal vivo da Franco Piccolo; interpreti: Alberto Bergamini, Enrico Campanati, Massimo Di Michele, Pietro Fabbri, Marco Grossi, Woody Neri, Mario Marchi, Valentina Picello, Edoardo Ribatto, Vanni Valenza.

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