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Foxfinder (Il trovavolpi)

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
Foxfinder
Autore
Dawn King versione italiana Luca Viganò
Interpreti
Andrea Di Casa, Gisella Szaniszlò, Noemi Esposito, Bruno Ricci.
Compagnia
Teatro Stabile di Genova

In un’Inghilterra fuori dal tempo e dalla storia una famiglia di agricoltori poveri è costretta ad ospitare un impiegato governativo incaricato di verificare se da quelle parti ci siano della volpi, diventate il simbolo di una misteriosa minaccia che incombe sull’intero Regno Unito.

L’incaricato è giovanissimo, proviene da una sorta di ordine monastico allevato fuori da ogni contatto con il mondo reale ed è pervaso da un sacro fuoco che sconfina in una forma di vero e proprio fanatismo. Le minacce e le farneticazioni dell’ospite inducono il capo famiglia a credere che la morte del figlio infante, avvenuta poco tempo prima, sia dovuta all’azione della fantomatiche volpi che nessuno ha mai visto. Quando la follia del contadino supera il fanatismo del funzionario, facendogli credere quello che ha davanti è una volpe travestita da essere umano che sta insidiando sua moglie (in realtà il giovane ha tentato di sedurre la donna), la tragedia esplode in tutta la sua forza e il villico uccide il funzionario pubblico. La drammaturga inglese Dawn King ha scritto Foxfinder (Il trovavolpi) nel 2011 e il copione le ha fatto vincere un’importante concorso teatrale. Il punto di forza del testo è nell’indeterminatezza di tempi e pericoli, in modo che l’intera rappresentazione si trasforma in un monito, generale ma non generico, nei confronti di tutti gli estremismi e, soprattutto, su quelle forme di faziosità che il potere cavalca per raggiungere i suoi fini. La messa in scena, sorretta dalla versione italiana di Luca Viganò e diretta da Jacopo-Maria Bicocchi, sfrutta abilmente questa positiva ambiguità, consegnando allo spettatore un monito valido per qualsiasi caccia alle streghe. Un testo di grande interesse che riceve ulteriore forza e suggestione dall’interpretazione volutamente sottotono di Andrea Di Casa, Gisella Szanisziò, Noemi Esposito e Bruno Ricci.   

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Foxfinder (Il trovavolpi)
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Opinioni inserite: 1

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10.0  (1)
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Foxfinder (Il trovavolpi) 2016-06-25 21:46:16 flaro
Giudizio complessivo 
 
10.0
Opinione inserita da flaro    25 Giugno, 2016

Foxfinder alla Piccola Corte di Genova: un'ottima regia di sottrazione

Un tempo storico passato ma indeterminato, come sospeso.
Un anonimo e imprecisato luogo della campagna inglese.
Una casa abitata da un uomo e una donna, distrutti (diversamente: il marito, a causa della tragedia, depresso e incapace di reagire; la moglie, nonostante la tragedia, propositiva e capace di progettare ) dalla morte accidentale del figlioletto.
Una attività (quella agricola) e un’esistenza più che compromesse, per difficoltà oggettive e soggettive.
In questo contesto, un giorno, arriva un FOXFINDER, un cercatore di volpi (interpretato dal giovane e promettente Bruno Ricci), che, seguendo un protocollo (indagini, interrogatori, richieste, pretese) che finisce per parere credibile, nonostante sia assurdo, mette la coppia davanti a delle presunte responsabilità e riesce a far sì che questi si muovano e comportino (diversamente: il marito in modo irrazionale ed emotivo; la moglie in modo razionale e sensibile) secondo le regole da lui applicate e stabilite.
Paradossalmente, proprio l’atteggiamento sempre più accondiscendente e convinto del marito, e la tensione razionale e ferma della moglie, mette in crisi il trova volpi che finisce col soccombere a causa dei suoi stessi metodi …
Il personaggio più bello, nella scrittura dell’autrice, è senz’altro quello della moglie, cui la convincentissima interpretazione di Gisella Szaniszlò dà uno spessore dolente nella sua mai sconfitta volontà di reazione, quasi una tragicità positiva che si disvela fino alla fine nei numerosi tentativi di far tornare la vita in quella realtà depauperata dalla cattiva sorte.
Ma anche il personaggio del marito, per riflesso e contrasto, ha una sua disarmante dinamicità, cui l’ottima interpretazione di Andrea Di Casa conferisce una convincente valenza.
Partendo da un testo non facile, anzi ostico, di non semplice resa, la regia riesce a restituire il clima di sospensione e tensione della situazione, attraverso la scarna scenografia e i silenzi che la percorrono (l’utilizzo, anch’esso allusivo, della musica extradiegetica, è ridotto ai minimi termini, il che è, drammaturgicamente parlando, una scelta decisamente coraggiosa). La recitazione richiesta agli attori (tanto nella parola pronunciata, quanto nelle azioni e nei gesti) è estremamente misurata, più allusiva che rappresentativa, il che rende tutta l’azione carica di tensione e di attesa.
L’ illuminazione gioca prevalentemente sui toni freddi dal blu al nero (buio) che isola parti del tutto, fino allo squarcio repentino che disvela e vela. Spettacolare l’effetto (forse un po’ troppo prolungato) del fumo-nebbia in cui i personaggi agiscono e si muovono incerti come fantasmi disorientati e perduti …
La scenografia (bella sia nei vari interni della casa, che negli esterni quali il bosco, reso con un bellissimo effetto velatino oltre il quale è suggerito lo spazio “fuori” con pochissimi -2 sagome di alberi di quinta per dire l’intero bosco- e suggestivi elementi), ha come punto di forza l’uso di oggetti che alludono ad altro (il tavolo della cucina, per esempio, diventa all’occorrenza la testata di un letto, oppure la porta di casa, secondo un uso del materiale plastico “dinamico”, capace di mutar significato grazie al gesto “collaborativo” degli attori. L’idea vincente della regia è quella della sottrazione fino all’estremo limite del minimalismo, che ben esplicita il simbolico e il metaforico di cui il testo è segno.
Prova degna di nota per stile e misura.

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