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Foxfinder (Il trovavolpi)
 
Foxfinder (Il trovavolpi) 2016-06-25 21:46:16 flaro
Giudizio complessivo 
 
10.0
Opinione inserita da flaro    25 Giugno, 2016

Foxfinder alla Piccola Corte di Genova: un'ottima regia di sottrazione

Un tempo storico passato ma indeterminato, come sospeso.
Un anonimo e imprecisato luogo della campagna inglese.
Una casa abitata da un uomo e una donna, distrutti (diversamente: il marito, a causa della tragedia, depresso e incapace di reagire; la moglie, nonostante la tragedia, propositiva e capace di progettare ) dalla morte accidentale del figlioletto.
Una attività (quella agricola) e un’esistenza più che compromesse, per difficoltà oggettive e soggettive.
In questo contesto, un giorno, arriva un FOXFINDER, un cercatore di volpi (interpretato dal giovane e promettente Bruno Ricci), che, seguendo un protocollo (indagini, interrogatori, richieste, pretese) che finisce per parere credibile, nonostante sia assurdo, mette la coppia davanti a delle presunte responsabilità e riesce a far sì che questi si muovano e comportino (diversamente: il marito in modo irrazionale ed emotivo; la moglie in modo razionale e sensibile) secondo le regole da lui applicate e stabilite.
Paradossalmente, proprio l’atteggiamento sempre più accondiscendente e convinto del marito, e la tensione razionale e ferma della moglie, mette in crisi il trova volpi che finisce col soccombere a causa dei suoi stessi metodi …
Il personaggio più bello, nella scrittura dell’autrice, è senz’altro quello della moglie, cui la convincentissima interpretazione di Gisella Szaniszlò dà uno spessore dolente nella sua mai sconfitta volontà di reazione, quasi una tragicità positiva che si disvela fino alla fine nei numerosi tentativi di far tornare la vita in quella realtà depauperata dalla cattiva sorte.
Ma anche il personaggio del marito, per riflesso e contrasto, ha una sua disarmante dinamicità, cui l’ottima interpretazione di Andrea Di Casa conferisce una convincente valenza.
Partendo da un testo non facile, anzi ostico, di non semplice resa, la regia riesce a restituire il clima di sospensione e tensione della situazione, attraverso la scarna scenografia e i silenzi che la percorrono (l’utilizzo, anch’esso allusivo, della musica extradiegetica, è ridotto ai minimi termini, il che è, drammaturgicamente parlando, una scelta decisamente coraggiosa). La recitazione richiesta agli attori (tanto nella parola pronunciata, quanto nelle azioni e nei gesti) è estremamente misurata, più allusiva che rappresentativa, il che rende tutta l’azione carica di tensione e di attesa.
L’ illuminazione gioca prevalentemente sui toni freddi dal blu al nero (buio) che isola parti del tutto, fino allo squarcio repentino che disvela e vela. Spettacolare l’effetto (forse un po’ troppo prolungato) del fumo-nebbia in cui i personaggi agiscono e si muovono incerti come fantasmi disorientati e perduti …
La scenografia (bella sia nei vari interni della casa, che negli esterni quali il bosco, reso con un bellissimo effetto velatino oltre il quale è suggerito lo spazio “fuori” con pochissimi -2 sagome di alberi di quinta per dire l’intero bosco- e suggestivi elementi), ha come punto di forza l’uso di oggetti che alludono ad altro (il tavolo della cucina, per esempio, diventa all’occorrenza la testata di un letto, oppure la porta di casa, secondo un uso del materiale plastico “dinamico”, capace di mutar significato grazie al gesto “collaborativo” degli attori. L’idea vincente della regia è quella della sottrazione fino all’estremo limite del minimalismo, che ben esplicita il simbolico e il metaforico di cui il testo è segno.
Prova degna di nota per stile e misura.

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10
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