Marguerite è il titolo di un film che il francese Xavier Giannoli ha dedicato alla figura di una ricca nobildonna che, negli anni venti, sogna di diventare una grande cantante lirica pur senza disporre delle minime doti vocali.
Illusa da una corte di famigli e servi abilmente organizzati sotto l’interessata regia del marito, un costruttore sull’orlo del fallimento, la donna passa da una truffa ad un’altra, sino a finire nelle mani di un sedicente artista d’avanguardia che la convince che la sue stonature fanno parte di un preciso progetto culturale di contestazione ai canoni borghesi. Scomparso, con un bel po’ di soldi, anche questo pseudo artista, ecco affacciarsi sulla scena un tenore omosessuale, spompato e sull’orlo della bancarotta che, previo versamento di somme cospicue, s’impegna a preparala per una recital che avrò esito tragico per la cantante. Il tema del discorso è quello della coincidenza fra sogni e realtà, fra capacità artistica e voglia di esserlo. E’ il classico film francese magistralmente interpretato, sviluppato (in cinque capitoli) con grande abilità e ricco più di parole che d’immagini, anche se la ricostruzione dell’epoca appare particolarmente curata. Un buon prodotto d’alta confezione ma scarsamente originale.