Cristi Puiu è uno dei registi più interessanti del cinema rumeno. Il suo primo film, La morte del signor Lazarescu (Moartea domnului Lazarescu, 2005) ha ricevuto uno dei maggiori riconoscimenti della sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes dello stesso anno oltre a numerosi premi da parte di altri festival.
Lo scorso anno era a Cannes, nella sezione competitiva, con Sieranevada. Il film non ha nulla a che vedere con la famosa catena montuosa iberica e si svolge quasi per intero all’interno di un modesto appartamento di Bucarest in cui si riuniscono, per una cerimonia funebre in ricordo del capofamiglia deceduto da poco, alcuni parenti dello scomparso o persone che l’hanno conosciuto. La riunione degenera presto in una sorta di scontro di tutti contro tutti da cui emergono vecchi rancori, asti a lungo sopiti, rabbie represse. Il film ha una durata ampia, poco meno di tre ore di proiezione, che indica una sorta di identità fra rappresentazione, realtà, cronaca e fotografia dell’esistente. Intendiamoci, nulla di trascendentale o particolarmente originale visto che il cinema, soprattutto quello nordico, ha utilizzato più volte scenari di feste, ricorrenze o eventi vari per mettere in scena l’esplodere di tensioni a lungo represse all’interno di un nucleo familiare o di una ristretta cerchia di conoscenti. E’ quanto capita anche in questo caso, ad esempio nella diatriba con l’anziana sostenitrice del passato regime. Nella sostanza un film in cui rifulge l’abilità del regista – non è facile manovrare così a lungo la macchina da presa in spazi tanto angusti - ma in cui latita originalità e invenzione.