Jeffrey Blitz è stato un ottimo documentarista – ha anche una nomination ai premi Oscar – ma non ha mai avuto l’occasione o le qualità per realizzare lungometraggi di fiction memorabili. Autore di molte serie televisive, ha maturato una sola esperienza nel cinema con il discreto Rocket Science (2007), commedia drammatica interessante come spunto iniziale.
Da una buona idea anche qui, ma con uno sviluppo sicuramente meno interessante, nasce il suo secondo titolo, una storia a tinte rosa che racchiude troppi luoghi comuni per riuscire a convincere. Scritto dai fratelli Jay e Mark Duplass – gli stessi che avevano sceneggiato e diretto il delizioso Cyrus (2010) con uno strepitoso Jonah Hill assieme a John C. Reilly e Marisa Tomei – ha probabilmente il punto più debole proprio nella sceneggiatura che non accetta certi toni provocatori dello script per adagiarsi senza nerbo in un tono piacione che non soddisfa. Poteva, e doveva, essere una commedia brillante con tonalità molto drammatiche ma i momenti più interessanti ben presto si stemperano in banali sviluppi da storia per famiglie. Su quest'anima si scontra, purtroppo, un certo tipo di situazioni, qualche dialogo e un paio di scene. La sensazione che si ha è che il film sia stato tagliato in fase di montaggio, rendendo poco intellegibile vari sviluppi narrativi. Lo spunto è più che accattivante, con atmosfere da parenti serpenti, da un Cyrus a più personaggi, da dramma sempre latente. L’attenta preparazione di un matrimonio, gli equilibri da rispettare per accontentare – o volutamente scontentare – gli invitati, i giochi di alta diplomazia per farne un evento perfetto anche davanti agli occhi di persone che non attendono altro se non l’occasione per potere criticare. Se poi si valuta che all’interno di questa tela, da cui si vede tutto ma dove non si ha la possibilità di sfuggire, ci cade proprio una delle organizzatrici del pranzo - scelta per questa incombenza in qualità di migliore amica, divenuta ingombrante ex-amica, della sposa - gli sviluppi potrebbero essere molteplici e tutti gradevoli. Invece, sono snocciolate le mini biografie di questi invitati non graditi messi in una postazione infelice e che dovrebbero essere inoffensivi per i VIP. Ogni cosa che nasce tra di loro, compreso il desiderio comune di ribellione, è raccontato con staticità e poco umorismo cattivo. Tutti gli attori, più o meno noti, lavorano decorosamente, qualche battuta divertente c’è ma ogni cosa, alla fine, si sperde in una certa noia di base. Fino a poche settimane prima del matrimonio della sua migliore amica, una bella ragazza è la damigella d'onore della sposa; ma dopo essere stata malamente lasciata via sms dal fidanzato fratello della sposa e testimone dello sposo, diventa un’invitata non gradita. Forse per vendicarsi, decide di partecipare ugualmente al matrimonio, finendo confinata nel tavolo degli indesiderati assieme a persone che tra loro non si conoscono. Chiacchierano e ognuno svelerà il vero motivo per cui ha deciso di partecipare, unendo la loro rabbia in un momento collettivo di ribellione. Per la ragazza lo sviluppo è anche occasione di un nuovo momento di romanticismo.
