Al suo sesto film come regista, Sergio Castellitto continua ad avere come musa la moglie Margaret Mazzantini che ispira e condiziona la sua voglia di raccontare. La costruzione del film sembra tenere conto di eventuali passaggi festivalieri, con una scrittura in cui appaiono momenti fatti per essere al centro di diatribe intellettuali.
L’attore dimostra buona capacità dietro alla macchina da presa ma funge come creatore di immagini non sue, quale braccio dell’ingombrante mente della scrittrice. Non è tratto da uno dei suoi romanzi, ma ogni cosa parla del suo mondo e dei suoi libri. Al centro del film l’interpretazione di Jasmine Trinca, qui in un ruolo particolarmente difficile e variegato. L’attrice romana è stata confermata dopo la buona prova in Nessuno si salva da solo (2015) sempre realizzata dalla coppia e in cui interpretava una donna divorziata. Le è stato chiesto uno sforzo notevole per dimenticare tutto quello che aveva fatto in precedenza, stravolgendo sia l’aspetto fisico che il modo di parlare. Questa operazione fa venire in mente quanto già fatto in un loro precedente titolo, Non ti muovere (2004), con Penelope Cruz, ma lo spessore artistico dell’attrice spagnola è nettamente superiore e la sua derelitta era apparsa convincente, emotivamente coinvolgente. La trentaseienne romana recita sopra le righe e nel tentativo di rendere in maniera completa questa reietta rischia di cadere nel ridicolo e nel poco credibile. L’utilizzo di Hanna Schygulla appare vincente come madre del migliore amico della donna, ormai in preda all’Alzheimer, nei rari momenti di lucidità dice che le sensazioni più drammatiche non sono legate alle cose dimenticate ma a quelle ricordate. Alessandro Borghi è bravo come sempre, ma appare ancora più monotematico in un personaggio di disadattato che lo condiziona in maniera completa: belli i momenti di affetto per la donna senza memoria che non lo riconosce. Edoardo Pesce interpreta – anche lui un po’ troppo sopra le righe – l’ex marito della protagonista, violento e debitamente ignorante come spesso il cinema italiano di tendenza disegna gli abitanti delle periferie. Gareggia con la Jasmine Trinca su chi esagera di più nella caratterizzazione dei coatti. Brava e matura la figlia interpretata da Nicole Centanni con scuola di recitazione alle spalle ed esperienze nella pubblicità. Disinvolta, riesce a dare credibilità anche a scene dove gli adulti fanno di tutto per creare situazioni sbagliate. Stefano Accorsi è lo psicologo a cui la bambina viene affidata per farle superare traumi che, in realtà, non ha. Negli ultimi film interpretati dimostra di avere acquisito grande maturità e riesce a rendere interessante un personaggio che deve molto anche alle esperienze di questo regista nella serie televisiva In Treatment, dove l’attore ha interpretato in oltre quaranta episodi lo psicoterapeuta Giovanni Mari. Soprattutto durante le sedute appaiono molti punti di contatto. Fortunata ha una vita non felice con un matrimonio fallito alle spalle e una figlia che adora. Lavora come parrucchiera a domicilio perché non ha un negozio. Combatte per riuscire ad aprirne uno e sembra essere giunta a pochissima distanza dal realizzare il sogno, ma le banche non l’aiutano. E’ in crisi e, quando la figlia viene affidata a psicologo, lei difende con le unghie il suo diritto di essere mamma. L’uomo la capisce, l’aiuta, se ne innamora.