Il sessantenne Danny Boyle, anche se si era messo bene in mostra con l’opera del debutto Piccoli omicidi tra amici (Shallow Grave, 1994), deve la sua notorietà a Trainspotting (1996) tratto dall’omonimo best seller scritto da Irvine Welsh. Da quel momento ha firmato vari buoni titoli ed un film della vita, quel The Millionaire (Slumdog Millionaire, 2008) co - diretto con l’indiana Loveleen Tandan vincitore di otto premi Oscar.
Nel 2002, quando Irvine Welsh aveva dato alle stampe Porno basato sui personaggi del libro precedente, il regista di Manchester avrebbe voluto farne una trasposizione cinematografica ma gli scarsi riscontri positivi ottenuti nelle librerie dal romanzo lo avevano fatto rinunciare. Passati 15 anni, si è lasciato convincere a realizzare questo sequel ma i risultati sono deludenti, tanto da tenere fermo il film per ben nove mesi prima che fosse presentato ufficialmente. Riconfermati i quattro protagonisti, ogni cosa porta a ricordare l’originale con esplicite citazioni e passaggi incomprensibili se non si vonoscono le avventure iniziali. Questo è il limite maggiore di un film troppo lungo – quasi due ore – impegnato più a raccontare quanto era successo che non la vicenda descritta in Porno. Eccessivamente parlato, privo di ritmo anche se sono presenti alcune scene d’azione, a tratti con momenti attoriali un po’ forzati. Il regista riesce a dare al prodotto una certa coesione, utilizzando un po’ tutto quello che la società attuale gli permette compreso Youtube, ma ogni cosa sembra più costruita in fase di sceneggiatura che non rappresentata dalle immagini. C’è una certa pietà per i cattivi ormai inesorabilmente invecchiati, persone che non sono riuscite a trovare una strada nella vita neppure percorrendo l’infido itinerario che porta al mondo della delinquenza che fagocita e non permette di cambiare idea. Bravi gli interpreti che caratterizzano i loro personaggi senza cambiare molto da quanto creato venti anni orsono, ma niente di nuovo si aggiunge alle loro personalità: nulla è cambiato se non l’invecchiamento degli attori. Ci si domandano le ragioni di un sequel basato su di un testo non valido. Sicuramente si pensava di potere ottenere buoni incassi – il film è costato relativamente poco, 18 milioni di dollari – ma fino ad ora il box office non ha risposto come sperato. Sono passati vent'anni e molte cose sono cambiate, ma altrettante sono rimaste le stesse. Mark, l’uomo che aveva tradito i suoi amici privandoli del bottino che avevano guadagnato assieme, torna da Amsterdam nell'unico posto che da sempre chiama casa. Nulla sembra mutato: c’è Spud (che lui salva dal suicidio), Sick Boy (che gestisce un triste pub e si occupa anche di droga e prostituzione) e li raggiunge Begbie lo psicopatico fuggito di carcere dopo venti anni di detenzione. Tre di loro cercano di ricostruire il passato creando un postribolo e l’unico che ha pagato per le malefatte cerca di uccidere chi ha rubato il denaro disonestamente guadagnato.