Il trentaseienne Luigi Luciano (alias Herbert Ballerina), nato a Campobasso e con laurea al DAMS di Bologna e successivo spostamento a Milano dove inizia a fare parte della Shortcut Productions di Marcello Macchia ed Enrico Venti, per cui scrive e interpreta short program per varie emittenti televisive, ha acquisito una certa notorietà in MTV ma, soprattutto, per avere partecipato a Le Iene.
Questo cineasta porta avanti il personaggio del ragazzo innocente, mini dotato intellettualmente, che attraversa il mondo senza scottarsi, senza avere autentici problemi. Dopo varie piccole parti nel cinema – ha debuttato con Checco Zalone in Che bella giornata (2011) del talentuoso Gennaro Nunziante – con l’appoggio della Shortcut (i due manager di questa azienda sono tra gli interpreti) ha qui il suo primo film da protagonista. Del resto è la storica spalla di Maccio Capatonda. Già regista del debutto cinematografico di Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, I soliti idioti: Il film (2011), qui Enrico Lando si mette a disposizione di luigi Luciano e compagni, confezionando un film accettabile ove, anche grazie alla presenza di ottimi caratteristi, riesce a portare a casa un prodotto decoroso, soprattutto senza volgarità. C’è un bel po’ di buonismo, una storia d’amore molto tenera e la mentalità da convinto chierichetto del protagonista da sempre ospitato in un orfanatrofio. Tutto questo diverte un pubblico di preadolescenti ma non convince – per ora – gli adulti. Il problema principale è la sceneggiatura che manca di vigore, di trovate autentiche, di momenti da ricordare. Funziona, per carità, ma sarebbe perfetta per un prodotto votato alla televisione e programmato nella fascia dedicata ai più piccoli. Il protagonista ha una bella maschera, quando parla si capisce tutto cosa non scontata, ha alle spalle una gavetta che gli permette di affrontare questa prova con serenità. Se fosse maggiormente aiutato da uno script degno di questo nome, potrebbe inserirsi in quella fascia di cinema leggero che già ospita Leonardo Pieraccioni. In punto di morte un boss mafioso, ha la certezza, dopo varie indagini, di essere padre. Il figlio, Leone, è orfano di madre e da oltre 30 anni vive in un orfanatrofio, praticamente tutto il suo mondo. Raggiunto dai collaboratori del padre, il ragazzo accetta con gioia di conoscere l’uomo di cui accelera la morte involontariamente. Dopo pochi giorni c’è un importante incontro in cui sarà deciso il nome del capo dei capi, e lui viene velocemente educato alle regole di quello spietato mondo. Grazie alla sua innocenza, che non gli fa intendere la gravità della situazione, riuscirà ad uscirne vincitore.