Edward Snowden (1983) è un informatico americano, che ha lavorato nella CIA e nella NSA maneggiando migliaia di dati sensibili. Nel corso del suo ingaggio venne a conoscenza dei programmi utilizzati dalla due agenzie, qualche volta all’insaputa dello stesso governo USA, per spiare la corrispondenza (mail, sms, telefonate) di uomini politici europei e di comuni cittadini americani con il pretesto della sicurezza nazionale.
Nel 2013 rivelò tutto questo a due giornalisti del quotidiano inglese The Guardian e alla documentarista Laura Poitras, tutto ciò avvenne nel corso di una lunga intervista, protrattasi per alcuni giorni, in una stanza d'hotel ad Hong Kong. Oliver Stone ha ricostruito questa storia nel film Snowden con digressioni temporali che riguardano il tentativo del giovane di arruolarsi nel marines, da cui fu congedato per fragilità ossea, e i rapporti con un funzionario d’alto grado della NSA. Ne risulta una sorta di santino dedicato a un cavaliere senza macchia né ombra che svela le malefatte di un governo i cui responsabili, Barack Obama compreso, non hanno remore nello spiare i propri cittadini persino in misura maggiore di quanto non facciano con quelli di altri paesi. Un scelta che non offre alcuna giustificazione al fatto che il tecnico e la sua compagna abbiano finito col rifugiarsi fra le braccia interessate del russo Vladimir Putin, ove si trovano tutt’ora. Senza voler concedere alcuna giustificazione all’apparato spionistico americano, ci sono pochi dubbi sul fatto che il regime russo sia non meno oscuro e oppressivo di quello Usa. Questa scelta sbilancia ulteriormente il film e appesantisce una struttura narrativa già di per se tendente al verboso e al retorico.