Furono in molti a pensare che fosse una storia vera: era il 1999, quando nelle sale arrivò il primo film dedicato ai misteri di questa foresta del Maryland, realizzato dai due debuttanti Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez. The Blair Witch Project - Il mistero della strega di Blair (The Blair Witch Project) era realizzato come un finto documentario della sfortunata avventura di ragazzi che si erano addentrati dove mai avrebbero dovuto.
Girato in soggettiva e con il formato imposto del 16 mm, aveva sconvolto più di uno spettatore troppo sensibile. Inoltre, un sito internet costruito in maniera artigianale riportava la scomparsa di tre ragazzi e dell’improvviso ritrovamento di alcuni filmati terrificanti. Una trovata che si rifaceva allo stile inaugurato molti anni prima dal nostro Ruggero Deodato, misconosciuto autore di B Movie di pari livello – o superiori – a quanto si continua a proporre nel mondo dell’horror. Una strega è stata condannata a morte alla fine del ‘700 perché accusata di bere il sangue dei bambini rapiti, cacciata dal villaggio, termina suoi giorni in un bosco dei dintorni, ma non se ne ritrova mai il corpo. Ovviamente, la sua vendetta costa molte vite. A 17 anni dal primo film, esce questo seguito con la scusa di scoprire se i ragazzi, o alcuni di loro, siano ancora vivi. Progetto segretissimo girato col titolo The Woods (Le foreste) e presentato, con questo titolo, a luglio durante il San Diego Comic-Con. Subito dopo ha preso il titolo attuale con cui ha avuto una prestigiosa premiere l’undici settembre al Toronto International Film Festival, dove è stato accolto in maniera negativa. Il progetto era stato portato avanti dal regista Adam Wingard e dallo sceneggiatore Simon Barrett che erano riusciti a convincere la società Lionsgate a stanziare circa 5 milioni di dollari, un budget tutto sommato basso. Nonostante la giovane età il regista è autore di esperienza, con un curriculum che comprende vari titoli, soprattutto horror. Trentaquatrenne statunitense, ha diretto nel 2007 il suo primo lungometraggio, Home Sick, dimostrando una certa originalità nel mondo della paura; a questo hanno fatto seguito Pop Skull (2007) ed altri sei titoli votati horror, nonché episodi in film di vari autori e alcuni cortometraggi dal taglio sperimentale. Era lecito attendersi quantomeno originalità, invece qui il direttore ha utilizzato tutti i trucchi del mestiere – ripropone anche una soggettiva celata – con l’aggiunta di effetti speciali, riprese con droni e quant’altro. Nei primi quaranta minuti, gli inconvenienti che capitano ai vari personaggi sembrano più legati all’essere imbranati che non alla maledizione della strega. Se avessero partecipato ai corsi dei Boy Scout, probabilmente avrebbero saputo affrontare e superare le difficoltà di un’avventura che inizia come una specie di vacanza avventurosa. Un gruppo di studenti universitari si avventura nella foresta di Black Hills per cercare di svelare il mistero legato alla sparizione della sorella di uno di loro, scomparsa che molti pensano sia collegata alla leggenda della Strega di Blair. Il gruppo è inizialmente ottimista, soprattutto quando alcuni abitanti del posto si offrono di guidarli nella foresta. Nel corso di una notte, però, i ragazzi iniziano a sentire intorno a loro una presenza sinistra e lentamente si rendono conto che la leggenda è molto più reale e inquietante di quanto potessero immaginare.
