Un riccastro, Madec, arrogante e sicuro che tutto si può comperare per una manciata di dollari, si presenta allo sceriffo di una cittadina del Nuovo Messico chiedendo una guida per attraversare il deserto del Mojave e cacciare un muflone semi protetto, cosa per cui asserisce avere uno speciale permesso. Il funzionario gli presenta Ben, giovane ma molto esperto in questo campo.
Il ragazzo è tentato dalla forte somma promessa, mille dollari al giorno, tanto più che si trova in un momento di difficoltà quando la sua ragazza è appena partita per andare a studiale all’università. Quasi subito i rapporti fra i due svoltano in conflitto, accade quando il potente uomo d’affari, che sta vendendo la sua azienda d’intermediazione finanziaria ai cinesi, uccide per errore scambiandolo per un animale, un vecchio che vive nel deserto ed è una sorta di amico – padre della guida. Un primo tentativo è quello di mettere a tacere tutto a suon di dollari, ma quando il ragazzo tentenna e tenta di avvisare la polizia, il magnate lo costringe a correre seminudo e senza scarpe nel deserto infuocato. Inizia in questo modo una caccia in cui il giovane funziona come preda e il milionario come spietato inseguitore. The Reach – Caccia all’uomo è tratto dal racconto di Robb White (1909 – 1990) Deathwatch (Veglia al letto di un moribondo, 1972) e si presta a varie interpretazioni, molte delle quali legate al ruolo che il coprotagonista e coproduttore Michael Douglas ha svolto in passato, ad esempio interpretando il broker al centro di Wall Street (1987) di Oliver Stone. Una di queste vede nel conflitto fra il persecutore, appoggiato da un enorme fuoristrada Mercedes a sei ruote dal costo di mezzo milione di dollari, e la preda una citazione del conflitto tra quell’uno per cento di superricchi e il novantanove per cento di gente normale, rispettosa delle leggi per scelta o per forza. Quello che è certo è che il peso sovrabbondante dell’attore si rivela, particolarmente nel finale conciliante e al limite del ridicolo, un gravame schiacciante per Jean-Baptiste Léonetti, un giovane regista di origine francese qui al secondo lungometraggio dopo alcuni, interessanti corti.