Synecdoche, New York è l’pera prima dell’americano, noto come ottimo sceneggiatore, Charlie Kaufman che l’ha realizzata nel 2008.He per protagonista un regista teatrale, Caden, che va dal dentista e scopre che c'è qualcosa di sbagliato in lui, qualcosa di natura sconosciuta.
A questo punto il film comincia ad offuscare la natura del reale e della rappresentazione mettendo in gioco il rapporto fra vita e teatro, realtà e sua rappresentazione. Il protagonista è un regista che, sino a quel momento, ha diretto testi noti - all’inizio lo vediamo alle prese con Morte di un commesso viaggiatore (Death of a Salesman, 1949) di Arthur Miller - riceve una generosa sovvenzione per realizzare una grande regia. Decide di parlare della vita vera, la sua, facendo costruire, in un enorme capannone, una scenografia sempre più articolata in cui gli attori recitano i ruoli delle persone che lui incontra nella vita. Affitto da una misteriosa malattia, forse immaginaria, trascurato dalla psichiatra che lo ha in cura, passa anni ed anni, sino ad invecchiare e morire, dietro quest’opera che il pubblico non vedrà mai. Il film affronta temi come la natura della famiglia, della casa e delle relazioni fra uomo e donna. Non tutto e chiaro nella costruzione di una storia che offre a Philip Seymour Hoffman, scomparso recentemente e immaturamente, l’occasione per una performance eccezionale, né appaiono limpidi i passaggi narrativi e quelli temporali. Difetti che non privano il film di un suo fascino e di una forte capacità di stuzzicare la curiosità dello spettatore.