Asia Argento, alla sua quarta regia, se si considera come titolo De-generazione (1994) un film ad episodi in cui lei aveva firmato Prospettive (un volo panoramico psicoanalitico con un ombrellone sollevato dal vento), con Incompresa tenta la via dello pseudo autobiografico raccontando di Aria che negli anni ’80 aveva la sua stessa età e un nome molto simile.
Figlia di genitori famosi, divorziati e ambedue con figli di primo letto, la protagonista vive con dolore la sensazione di non essere amata. La madre sembra affettuosa ma non ha ritegno a mollarla dal padre ogni volta che ha un uomo nuovo, il padre è frustrato e molto superstizioso e vive uno strano rapporto con la figlia quindicenne. Sbattuta da una parte all’altra, la ragazza cerca disperatamente di rimanere ottimista e serena senza farsi contaminare dal mondo che la attornia fatto di parolacce, insulti, alcol, droga. Lei fuma con l’amica del cuore, le confida tutto ma ben presto si rende conto che anche la ragazzina la rifiuta, la tradisce. Citazioni precise del cinema di François Truffaut, a cui ammette di essere debitrice per I 400 colpi (Les Quatre Cents Coups, 1959), che l’ha ispirata per ritrarre il rapporto della bambina con la città: per Aria Roma, per Antoine Parigi dove si possono realizzare fughe senza fine e in cui si assapora la libertà. Il filo conduttore del film è proprio dato dal girovagare senza meta nei quartieri della città, senza veri pericoli. In quegli anni c’erano meno timori da parte dei genitori e ai più giovani era concesso di assaporare l’ebbrezza di sentirsi adulti. Anche nella sua precedente regia, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa (The Heart Is Deceitful Above All Things, 2004), si occupava di bambini e di droga, ma qui forse sente fin troppo il peso di quanto racconta e raramente riesce a donarci un film degno di essere apprezzato non soltanto per la buona volontà espressa. Il tono del racconto raramente trova la giusta misura fra ironia e paura del prossimo, distacco e autocompiacimento. Stilisticamente il risultato è accettabile, con scene e costumi bene realizzati, la colonna sonora più che sostanziosa comprendente testi di Mozart, brani rock e inediti scritti dalla stessa regista: Ciò che manca è la capacità di coinvolgerci realmente in quanto accade ad Aria, di farci capire il suo mondo, il suo eventuale cammino verso la maturazione. Fin troppo ovvio che Incompreso - Vita col figlio (1966) di Luigi Comencini, sia stato visto e rivisto da lei e dalla co-sceneggiatrice Barbara Alberti, ma si ha l’impressione che si siano fermate alla sua esteriorità. La piccola Giulia Salerno è perfetta mentre i suoi genitori Charlotte Gainsbourg e Gabriel Garko difficilmente risultano convincenti.
