Bel film realizzato dalla canadese Louise Archambault che ha vinto il Premio del Pubblico al Festival di Locarno e racconta la bellissima storia di Gabrielle una ragazza affetta, anche nella vita reale dalla sindrome di Williams-Bereun, e della sua forza nel combattere per amore del suo innamorato. Un film poetico, lirico, commovente ma non patetico, disturbante per il tema trattato spesso considerato tabù: la difficoltà dell'amore e del sesso fra i disabili e per quel senso di disagio che provano le persone che li attorniano.
La pellicola prende il nome della sua protagonista che, nella vita come sullo schermo, si chiama Gabrielle Marion-Rivard ed è affetta da una patologia che tende a limitare l'autonomia della persona. Ventiduenne, con una famiglia intelligente e sensibile al fianco, Gabrielle è riuscita a superare nella vita di tutti i giorni i problemi che la natura gli ha imposto. Sullo schermo costruisce con grande sensibilità la figura della ragazza che per amore supera le barriere imposte più dalla società che non dagli handicap. Si innamora del venticinquenne Martin, interpretato con sensibilità da Alexandre Landry attore di teatro che rende in maniera perfetta le patologie che non ha. In un day center si conoscono grazie ad un coro di cui sono le voci soliste e che dovrà accompagnare il notissimo chansonnier Robert Charlebois nella sua esibizione al Laval Choir Festival di fronte a cinquecentomila spettatori. Diventano inseparabili e iniziano una strada anche di avvicinamento al legittimo desiderio fisico l'una dell'altro: ma ciò non può che avvenire nella autonomia della loro vita privata poiché la struttura non è in grado di gestire questa realtà. Le madri vivono in maniera preoccupata l'ingresso nella fase adulta dei figli, sperano ancora che accettino la vita da vegetali che loro involontariamente avevano imposto. Di lei si occupa la sorella, sua amica, complice, entusiasta della trasformazione; la sprona a dimostrare di essere indipendente, a sfruttare il guadagno del lavoro d’ufficio per affittare un appartamento. Mentre Gabrielle diventa sempre più forte, il ragazzo rischia di soccombere ai ricatti affettivi della madre. Quando la sorella parte per l’India per raggiungere il suo uomo che lì lavora come insegnante di musica in uno sperduto paesino privo di elettricità e di acqua corrente, le crolla il mondo, ma subito si riprende perché l’amore per lei è divenuta ragione di vita. Girato a Montreal prevalentemente in una vera struttura specializzata nel seguire i diversamente abili, il film non si piange mai addosso ma, con leggerezza ed un fondo di malinconica allegria, fa vivere la realtà dei ragazzi che scoprono la vita terrorizzando i genitori incapaci di gestire la nuova realtà. Macchina da presa sempre a seguire le espressioni, i movimenti dei vari interpreti, utilizzo del colore virato verso il bianco e nero per le scene più intime che vengono raccontate anche azzerando completamente la colonna sonora, quasi per volere dimostrare che per i due ragazzi non esiste altro se non la magia dell’incontro. La École Les Muses è protagonista del film poiché realmente il suo coro ha accompagnato in quel concerto il settantenne Robert Charlebois, notissimo esponente della musica francofona ma anche attore nello spaghetti western Un genio, due compari, un pollo (1975) di Damiano Damiani (1922 -2013) con Terence Hill e Miou Miou. Oltre agli studenti de Les Muses sono tra gli interpreti la Gang à Rambrou. L’unica parte poco convincente è quella legata all’insegnante che lavora in India: un insieme di luoghi comuni che poco legano con le altre raffinate parti del film.