Il quarantaseienne Carlos Saldanha mantiene un altissimo livello qualitativo in un mondo difficile come quello dell’animazione dove il grande numero di produzioni ha sensibilmente ridotto il livello medio di quanto proposto. Sono film quasi sempre tecnicamente ben curati, ma che spesso non riescono a coinvolgere lo spettatore per mancanza di empatia. Tuttavia quest’autore, di origini brasiliane e da molti anni alla corte della Blue Sky, si conferma straordinario creatore di dettagli scenici, riproponendo tutti i punti di forza del primo film (la città di Rio era resa con una veridicità impressionante) ma aumentandone l’impatto spettacolare.
In Rio 2 – Missione Amazzonia, infatti, le forze dirompenti del primo film, realizzato nel 2011, il musical e l’avventura, sono potenziate puntando ad una vera festa per gli occhi che da emozioni difficilmente riscontrabili in altri titoli, anche se hanno sbancato il box office. Nei titoli di coda c’è un omaggio al cinema delle origini, con i personaggi trasformati in cartoni bidimensionali e scarne ombre quasi a volere ricordare che gli effetti speciali possono aggiungere qualcosa anche di roboante, ma se mancano le idee e la sensibilità un film non potrà mai essere realmente bello. Ricordiamo che Carlos Saldanha è il regista dei tre L’era glaciale (Ice Age, 2002 - 2006 – 2009) ma anche del simpatico Robots (Robots, 2005) e che da anni ormai dirige da solo i suoi film senza condividere con altri il rischio di produzioni da oltre cento milioni di dollari. Oltretutto, spesso è anche soggettista e co - sceneggiatore: un autore vero, completo, che purtroppo il pubblico conosce solo attraverso i suoi ottimi lavori. Neanche da dire, il punto forte del film è la parte musicale resa visivamente da coreografie perfettamente realizzate dagli stessi artisti che da anni offrono la loro bravura al Carnevale di Rio. Si passa dagli irresistibili siparietti da musical classico del primo film, allo stile anni ’80 con un pop travolgente non disgiunto da una teatralità shakespeariana del redivivo cattivo Miguel che in questo episodio non può più volare ed è preda delle attenzioni amorose di una rana velenosa. Vi sono, inoltre, inserti divertenti e molto colti, con rimandi alle basi della cultura occidentale. La città di Rio è sempre straordinariamente riproposta, ma il meglio lo si ha nella foresta amazzonica creata come un Pianeta Parallelo in cui convivono malamente il bene della natura e la malvagità del uomo. Impressionante la guerra finale dello stormo blu contro i disboscatori umani che raggiunge un grande impatto emotivo. Citazioni di Avatar (2009) di James Cameron, ma anche de Gli Uccelli (The Birds, 1963) di Alfred Hitchcock e del melodramma in un gioco visivo molto bello. Quello che manca in questa occasione è una robusta sceneggiatura, in grado di reggere gli oltre cento minuti del film. Poche trovate diluite nelle pur bellissime immagini. Quando sentono al telegiornale che i loro amici scienziati hanno avvistato in Amazzonia un esemplare della loro razza, Blu, Jewel e i loro tre figli abbandonano la loro vita tutti confort a Rio de Janeiro per andarli ad aiutare. Scoprono che il padre di Jewel è vivo ed è a capo di un enorme stormo di uccelli azzurri. Blu cerca di adattarsi ai suoi nuovi vicini, ma è preoccupato perché ha paura di perdere Jewel che incontra un suo fascinoso ex compagno di giochi e i piccoli, attratti dal richiamo della foresta.