Peter Segal - regista di Agente Smart - Casino Totale (Get Smart, 2008), 50 volte il primo bacio (50 First Dates, 2004) e Una pallottola spuntata 33 1/3 - L'insulto finale (Naked Gun 33 1/3: The Final Insult, 1994) - è stato scelto da Sylvester Stallone perché voleva realizzare più una commedia che un film su epiche avventure agonistiche. Scritto con la consapevolezza del rischio del ridicolo, il copione lotta anche lui in un match a fasi alterne contro patetismi e stereotipi dei film sulla terza età, si dilunga un po’ troppo nella parte in cui si vive speranza e timore per un incontro che rischia di non farsi, dapprima per mancanza di spettatori, poi per il forfait di uno dei contendenti, e riesce miracolosamente a tenersi in piedi grazie all’esplicita autoironia di fondo.
Il grande match deve essere giudicato unicamente come film di mestiere ed è composto da due parti ben delineate, la preparazione al match che dura novanta minuti e l’incontro all’ultimo colpo tra i due pugili. Dapprima si assiste ad una commedia in cui Robert De Niro conosce il figlio e diventa affettuoso nonno del nipote che non sapeva di avere mentre Sylvester Stallone riallaccia il rapporto sentimentale con la sua ex ragazza messa incinta dall’avversario. Poi il film vira fin troppo velocemente verso un incontro ben realizzato (si dice lo abbia diretto lo stesso Stallone) con volti tumefatti, sudore, rabbia e dolore. Allo script manca una vera coesione tra le due parti e questo lascia un certo senso di disagio. Sebbene l’idea di vedere i due anziani divi sul ring in tenuta da boxeur poteva dare fastidio ed essere letta in chiave di patetico tentativo da parte dei due di trovare un’occasione per lavorare in una produzione con un buon budget, il risultato finale è abbastanza divertente e riuscito. La rivalità tra questi due ex-pugili, che trent’anni prima si scontrarono due volte, si svolge maggiormente fuori del quadrato a causa di Kim Basinger donna che li ha fatti divenire rivali non solo nell’agonismo. Le ferite non rimarginate, il rancore e il senso di colpa pervadono i personaggi la cui saggezza dettata dall’età suggerisce di non calpestare le occasioni che non si ripresenteranno, di correggere qualcosa della propria vita accettando un’offerta finanziaria che li rimetterebbe in carreggiata. Sylvester Stallone, alias Rocky, e Robert De Niro, alias Jake La Motta, sono due pugili di Pittsburgh che hanno combattuto per il titolo mondiale vincendo un incontro a testa: lo spareggio Stallone lo rifiutò perché l’altro aveva messo incinta la sua ragazza. Passano gli anni, accettano di sfidarsi sul ring ma, per pubblicizzare l’evento, si devono frequentare e, forse, capiscono di essersi entrambi sbagliati nel giudicare l’altro. Sicuramente la parte più riuscita del film è il lancio del match che viene fatto con tutti i crismi dai due che accettano di apparire in vari meeting sportivi e no ma che finiscono sempre per darsele o per picchiare qualche sbruffone. E’ la loro fortuna perché i video realizzati da amatori finiscono in Rete ed il loro incontro diventa un appuntamento a cui in molti non vogliono rinunciare. Finale dopo il finale, Robert De Niro ormai uomo rinato grazie all’incontro con il figlio ed il nipote, partecipa a Ballando sotto le stelle edizione d’oltreoceano volteggiando in smoking sulla pista da ballo, tanto diversa dal ring ma, per certi versi, molto simile.
