Qualche volta il cinema ti riserva sorprese davvero piacevoli. Vai a vedere un film aspettandoti, con qualche pregiudizio, la solatia commedia generica e superficiale e ti trovi davanti uno dei migliori testi prodotti dal cinema italiano negli ultimi anni. La mafia uccide solo d’estate è l’opera prima di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif uno degli uomini di punta del gruppo Le Iene, scrittore e conduttore di trasmissioni televisive di successo, che la dirige e interpreta.
Come spesso accade nei film che segnano l’esordio di un autore l’asse del film è l’autobiografico. In questo caso la crescita di un giovane palermitano che attraversa tutte le stagioni della criminalità mafiosa: dalla negazione (le uccisioni sono solo fatti di femmine, la mafia non esiste, i morti se la sono voluta, …) alla connivenza, siano alla presa di coscienza (i funerali del giudice Falcone, la moglie e gli uomini della scorta) e all’impegno nella lotta contro la criminalità organizzata. Una lotta che inizia proprio dalla presa di coscienza della pericolosità di questo vero e proprio cancro sociale. La sequenza finale in cui il protagonista accompagna moglie a figlio, in età crescenti, a vedere le lapidi che ricordano i servitori dello stato che hanno perso la vita lottando contro Cosa Nostra – da Boris Giuliano a Rocco Chinnici, da Pio La Torre a Giovanni Falcone, da Carlo Alberto Dalla Chiesa a Paolo Borsellino – suscita una fortissima emozione e ricorda, per intensità ed efficacia, la collana di baci che chiude il testo di un altro cineasta siciliano: Giuseppe Tornatore, regista di Nuovo cinema paradiso (1988). In altre parole questa è un’opera che registra sia la crescita di un uomo sia la nascita della consapevolezza di un’intera comunità sulla pericolosità di un fenomeno che nonni e padri erano soliti presentare a nipoti e figli come una sorta di fenomeno naturale inestirpabile. In questo il film ha una forza e suscita emozioni che da tempo non avevamo provato e costituisce una positiva, ottima sorpresa nel panorama un po’ ripetitivo del nostro cinema.