Il Grande Raccordo Anulare, in acronimo GRA, è la strada a scorrimento veloce che contorna Roma. Un vero e proprio piccolo mondo a cui Gianfranco Risi ha dedicato un bel documentario intitolato Sacro GRA, vincitore del Leone d’Oro all’ultima Mostra del cinema di Venezia.
Di questa piccolo mondo separato il cineasta ci dà un quadro che spazia dalla prostitute al botanico teso a salvare la palme da un vorace parassita, dal pescatore d’anguille agli abitanti – per la maggior parte extracomunitari e sfrattati – che vivono in un casermone, dai militi di un’autoambulanza, al principe che vive in un castello assediato dalle villette, molte abusive, ad alcuni assegnatari di alloggi pubblici in un palazzone dall’aspetto mostruoso dalle condizioni invivibili. Le cronache assicurano che ci sono voluti molto mesi di presenza nei luoghi per comporre questo vasto e doloroso mosaico. Vasto in quanto tratteggia decine di storie, radiografa centinaia di esseri umani, puntualizza situazioni al limite dell’invivibile. Ne è nato un film quanto mai interessante, un documento più che un documentario. Da notare che è stata la prima volta che la mostra di Venezia ha messo in concorso un film di questo tipo che, per giunta, si è aggiudicato il massimo riconoscimento.