Walter Hill (1942) è un regista e sceneggiatore particolarmente caro a una parte della critica. Alcuni suoi film, ad esempio I guerrieri della notte (The Warriors, 1979), sono considerati vere e proprie opere di culto. Altri, invece, sono notevolmente più freddi e lo giudicano un ottimo professionista ma nulla più. Confessiamo che ci riconosciamo maggiormente fra questi ultimi che non fa i primi. L'impressione è confermata da Jimmy Bobo - Bullet To the Head (Bullet To the Head, 2012).
Sarà per la presenza di Sylvester Stallone talmente incartapecorito e liftato da essere ormai la caricatura di se stesso, sarà per la storia raccontata, ma proprio non riusciamo a esaltarci. È una vicenda con centro la solita strana coppia, questa volta formata da un assassino a pagamento dalla morale personale ferrea, costretto ad associarsi a un poliziotto d’origine coreana (il film si deve pur vendere anche sui mercati orientali, non vi pare?) costretti a convivere, loro malgrado, nella ricerca di un superattivo, un africano un tempo implicato in un regime dittatoriale e ora coinvolto in una grande speculazione edilizia. In realtà più che d’indagini si dovrebbe parlare di lunga collana di botte, ammazzamenti, esplosioni. Il tutto per arrivare allo scontro finale fra il killer anziano ma onesto e un giovane mercenario diretto responsabile dell’uccisione del compare dell’assassino a pagamento e del rapimento di sua figlia. Nulla di nuovo sotto il sole, vista anche l’origine fumettistica del tutto (Du plomb dans la tête, del francese Alexis Nolent, apprezzato autore di fumetti e videogioco), e il ritorno alla regia di Walter Hill, undici anni dopo Undisputed (2002). Da notare che originariamente era prevista la direzione di Wayne Kramer, sostituito dopo alcuni diverbi con Sylvester Stallone sul tono da dare al film. Nella sostanza un film d’azione professionale ma prevedibile, movimentato ma per niente originale.