Lo scrittore svedese Stieg Larsson (1954 – 2004) ha firmato la famosa trilogia Millennium, composta di Uomini che odiano le donne (Män som hatar kvinnor, 2005), La ragazza che giocava con il fuoco (Flickan som lekte med elden, 2006) e La regina dei castelli di carta (Luftslottet som sprängdes, 2007), tutti pubblicati con grande successo dopo la morte dell’autore. Al centro di questi volumi ci sono il giornalista d’inchiesta Mikael Blomkvist, una sorta di guerriero solitario cofondatore della rivista Millennium e abile disvelatore di scandali finanziari e intrighi malavitosi, e Lisbeth Salander.
Quest’ultima è il personaggio più riuscito e intrigante dell’intera trilogia. Non a caso con il procedere dalla storia è anche la figura che assume un peso sempre maggiore. La trasposizione cinematografica di questi volumi, per opera del danese Niels Arden Oplev che ha portato sullo schermo il primo libro, e da Daniel Alfredson che ha firmato la trasposizione degli altri due volumi. In complesso delle versioni abbastanza impersonali e piatte che hanno fatto rimpiangere le pagine scritte. Arriva ora il primo capitolo della trilogia, Millennium - Uomini che odiano le donne (The Girl with the Dragon Tattoo), ad opera dell’americano David Fincher (Seven, 1995 - Fight Club, 1999). C’era la paura che si trattasse di un lavoro di pura routine, realizzato solo per sfruttare commercialmente il successo mondiale di un libro. Il film, invece, è opera molto interessante in cui il regista recupera non pochi fra gli elementi che rendono importante l’intero lavoro dello scrittore svedese. In primo luogo c’è il rilievo dato alla figura di Lisbeth Salander, bisessuale punk, che diventa la vera protagonista dell’opera. In questo il regista ha messo a frutto le potenzialità, non solo scenografiche, di questa figura di giovane donna, minuta ma dura come l’acciaio, ruvida di carattere, ma pronta a improvvise e tempestose relazioni erotico – sentimentali. E’ quasi un emblema di una generazione uscita dal fallimento degli ideali dei padri, socialmente furiosa ma umanissima. Il secondo punto di forza del film è nello sguardo disincantato e scandalizzato sulla corruzione morale e materiale della ricchezza e del potere, in particolare di quello economico. In questo il cineasta recupera i momenti di maggior interesse del lavoro dello scrittore che, è bene ricordarlo, è stato un giornalista e uno studioso attento ai crimini di cui si sono macchiati e continuano a macchiarsi i movimenti di estrema destra razzista e filonazista.