Il Grinta (True Grit) è il titolo di un racconto dello scrittore americano Charles McColl Portis (1933) che lo pubblico nel 1968, prima a puntate sul giornale Saturday Evening Post, quindi in volume. L’anno seguente il libro fu utilizzato dal regista Henry Hathaway (1898 – 1985) per un film che fruttò il Premio Oscar per l’interpretazione - unico della sua lunga carriera – dall’attore John Wayne (1907 – 1979). Il personaggio fu anche utilizzato da Stuart Millar, nel 1975, per un secondo film, Torna "El Grinta" (Rooster Cogburn), interpretato, oltre che da John Wayne, anche da Katharine Hepburn (1907 – 2003).
Ethan e Joel Coen hanno ripreso in mano quella vicenda per un film, Il Grinta, che segue più fedelmente del precedente la storia raccontata nel romanzo, senza rinunciare a una forte originalità, dato tipico di questi due cineasti. Al centro del film ci sono tre personaggi, due adulti e una ragazza quattordicenne. Mattie Ross vuole assicurare alla giustizia l’assassino di suo padre, un bovaro l’ha ucciso e depredato di due lingotti d’oro. Per farlo assolda uno sceriffo federale, vecchio, grasso e alcolizzato, che accetta l’incarico per denaro e con la segreta voglia di lasciare a casa la giovane che, invece, ha posto come condizione quella di partecipare alla caccia. La terza figura è un ranger che è sulle tracce dello stesso assassino con la speranza di ottenere la taglia messa sul suo capo dopo che ha ammazzato, in Texas, un politico locale. Il rissoso terzetto parte in caccia e trova il fuggitivo che, nel frattempo, si è accompagnato ad altri delinquenti. Scontro finale in cui i cattivi hanno la peggio, ma in cui la ragazza è morsicata da un serpente a sonagli. Il vecchio federale la prende sul cavallo e riesce, quando l’animale muore per la fatica, a trasportarla a braccia in una casupola ove uno sciamano indiano le salva la vita, ma non l’arto. Tutta la storia è raccontata dalla donna, venticinque anni dopo, nel 1903, il che data la caccia nel 1878, mentre nel libro l’inseguimento si svolge nel 1903 e il racconto della protagonista nel 1928. I registi usano anche in questo caso gli ingredienti tipici del loro stile, dall’ironia alle scene violente, inserendo il racconto in una cornice di paesaggi sublimi per bellezza e freddezza, non solo atmosferica, nei confronti dei drammi degli uomini. E’ uno sguardo sostanzialmente pessimista sulla vanità degli sforzi umani sotto celi che rimandano all’eternità silenziosa e indifferente del mondo. E' un film di grande spessore emotivo arricchito da un cast davvero stellare.