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Romolo il grande
Romolo il grande

 

Romolo il Grande (Romulus der Grosse) non è il miglior testo teatrale del drammaturgo, scrittore e pittore svizzero Friedrich Dürrenmatt (1921 – 1990). E’un’opera storica che racconta gli ultimi mesi del regno dell’imperatore Flavio Romolo Augusto (459 circa – dopo il 476), spregiativamente passato alla storia con il nomignolo di Romolo Augustolo, ultimo reggitore dell’Impero Romano d’Occidente deposto dal barbaro  Odoacre dopo l’occupazione di Ravenna nel settembre 476. All’epoca il monarca era poco più che un ragazzino e il vincitore  si  limitò ad esiliarlo a Neapolis, nel Castellum Lucullanum, l'antica villa di Lucullo concedendoli, per giunta, una ricca rendita.

Nel testo teatrale - scritto nel 1949, ma continuamente rivisto sino al 1964 - molti parametri storici saltano, ad iniziare dalla giovane età del protagonista che diventa un uomo maturo alla fine della vita. E’ una libertà poetica che consente all’autore di mettere in luce il tema che più lo interessa: l’inutilità della guerra e di qualsiasi sforzo per prevaricare gli altri, al limite per cambiare il mondo. Il testo è fortemente influenzato dalle riflessioni sugli orrori della Seconda Guerra Mondiale, da poco conclusasi, e volge alla commedia,  in non pochi momenti,alla farsa. Roberto Guicciardini ha puntato proprio su questi ingredienti per uno spettacolo il cui obiettivo dovrebbe essere l’attualizzazione dello scetticismo positivo che pervade il copione, adattandone gli umori ai tempi nostri e al perpetrarsi di crimini e orrori che sembrano legarsi a quelli di sedici secoli or sono senza soluzione di continuità. L’operazione non è del tutto riuscita sia perché i toni satirici non sono adeguatamente forti, sia perché la filosofia che la pervade – questo mondo merita solo di perire e non di essere salvato – rischia di adagirsi su un anarchismo di maniera ben poco motivato. Mariano Rigillo, nel ruolo del titolo (un ironico grande contrapposto al giudizio della maggioranza degli storici e alla vera età dell' imperatore) fa ogni sforzo per rendere accettabile un personaggio e una lettura poco convincenti, ma ci riesce solo in misura molto parziale.

valutazione: 1 2 3 4 5

Produzione: Doppiaeffe; versione italiana: Aloisio Rendi; regia: Roberto Guicciardini; scene e costumi: Lorenzo Ghiglia; musiche: Lino Patruno; luci: Luigi Ascione: interpreti: Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Virgilio Zernitz, Norma Martelli, Luciano D'Amico, Antonio Fornari, Liliana Massari, Francesco Sala, Francesco Cutrupi, Davide D'Antonio, Francesco Frangipane, Roberto Pappalardo, Lorenzo Praticò, Alfredo Troiano.

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