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Italiani, italieni, italioti ··· Italiani, italieni, italioti ··· Hot

Italiani, italieni, italioti ···

Italiani, italieni, italioti
Italiani, italieni, italioti

Uno spettacolo comico non può che rivelarsi un’amara rappresentazione della realtà, quando racconta con sguardo sarcastico e solo apparentemente distaccato una situazione che oscilla tra l’esilarante e il doloroso, come quella che l’Italia sta vivendo. Italiani, italieni, italioti è la rappresentazione che Giorgio Gallione ha realizzato a partire dai testi di Michele Serra, quelli dell’Amaca pubblicati su La Repubblica e quelli della Satira Preventiva dell’Espresso. Lo spettacolo è un’eclettica alternanza di recitazione e musica e spazia da monologhi che impongono una riflessione sulla situazione attuale del paese a canzoni o ballate, che aggiungono un aspetto spensierato, ma anche irriverente e grottesco alla messinscena.

Il vivace risultato è frutto di un insieme di invenzioni linguistiche e musicali che s’intersecano in continuazione e che, oltre a quello del già citato Michele Serra, attingono dal repertorio di Dario Fo e da quello di Giorgio Gaber e beneficiano dell’estro creativo della Banda Osiris, che è anche presente sulla scena. Ugo Dighero interagisce con il gruppo di musicisti nelle scene d’impatto dichiaratamente satirico o si cimenta in monologhi, che riportano le riflessioni di un uomo di sinistra, alterego dello stesso Michele Serra, che osserva con sguardo inquieto le vicende del proprio paese: così lo Yes we can iniziale, con cui, facendo il verso al presidente americano, il protagonista invoca ironicamente l’ottimismo, apre la scena a una rassegna delle assurdità che riguardano l’Italia attuale e a un ipotetico e beffardo scenario futuro, in cui, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, il Premier verrà elevato all’incarico di triumviro dell’Impero e Bossi proporrà un nuovo inno nazionale. Le canzonature si raffreddano quando si passa ad un’analisi della sinistra attuale, a una riflessione sulla crisi e sul suo effetto sui consumi e sulla povertà, allo sguardo malinconico verso il passato, a una disquisizione tragicomica sulle razze e, pertanto, sulla discriminazione dilagante. Lo spettacolo, dunque, osserva l’Italia e gli Italiani con uno sguardo amaro, seppure intriso di una comicità che ha l’arduo compito di renderlo più accettabile, obiettivo qui solo in parte riuscito, perché le risate dello spettatore sono costantemente soffocate da un poco rassicurante senso d'inquietudine.

valutazione: 1 2 3 4 5

Testi: Michele Serra Regia e drammaturgia: Giorgio Gallione Interpreti: la Banda Osiris (Sandro Berti, Gianluigi Carlone, Roberto Carlone, Giancarlo Macrì) e Ugo Dighero Scene e costumi: Guido Fiorato Luci: Aldo Mantovani.

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