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George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair, 1903 – 1950) è stato uno di quegli scrittori la cui opera è strettamente intrecciata all’agire politico. Militante anarchico, poi diventato socialista, durante la Guerra di Spagna (1936 – 1939), combatté nelle file della brigata organizzata dal Partito Operaio di Unificazione Marxista (Partito Obrero de Unificacion Marxista) d'ispirazione trotzkista. Qui fu testimone dei massacri fratricidi fra le Guardie d'Assalto (formazioni militari comuniste bolsceviche) e gli anarchici della Confederación Nacional del Trabajo (CNT), vicina alla Federación Anarquista Ibérica (FAI). Da questa esperienza nacque Omaggio alla Catalogna (Homage to Catalonia, 1938), una delle testimonianze più toccanti e precise su quel conflitto. L’osservazione e la militanza politica sono anche alla base dei suoi due libri più famosi: La fattoria degli animali (Animal Farm, 1945) e 1984 (Nineteen Eighty-Four, 1948). Il primo è una sorta di favola nera in cui si descrivono gli animali di una fattoria in forma di società dominata da una ferrea dittatura, il secondo tratteggia un mondo futuribile in cui vigono tre regimi dittatoriali che tutto controllano. In entrambi i casi, lo scrittore guardava ai passati regimi nazifascisti, ma ancor più all’Unione Sovietica staliniana. L’asse narrativo di 1984 è nella storia d’amore fra Winston Smith - impiegato di medio livello incaricato di riscrivere continuamente libri, giornali ed enciclopedie secondo il mutare dei giudizi del partito - e Julia, propagandista della castità. I due si amano in segreto, credono nella protezione di un alto membro dell’amministrazione, che si rivelerà un agente provocatore. Arrestati e sottoposti a tortura cederanno e saranno riconvertiti in docile materia al servizio dell’apparato. Emanuele Conte ha preso il testo che Enrico Remmert e Luca Ragagnin hanno tratto da questo libro, spostandone avanti di un secolo l’ambientazione, per uno spettacolo interessante ma incompiuto, affascinante ma faticosissimo per gli spettatori che sono costretti a indossare tute da operai e assistere alla rappresentazione su scomodissime panche di legno che, quanto a confort, fanno rimpiangere le terribili seggiole dell’Agorà di un paio d’anni or sono. L’interesse nasce dalla verifica della forza inalterata del testo, l’incompiutezza dalla sua mancata attualizzazione. Autori e regista sembrano aver creduto che fosse sufficiente spostare l’ambientazione e recitare le pagine scritte per riportarle ai giorni nostri. Così non è, tanto che lo spettacolo finisce per navigare in un’aria di genericità buona a tutti gli usi. Laddove George Orwell parlava, seppure in forma di metafora, di strutture sociali e fatti precisi, lo spettacolo perde qualsiasi connotato diretto col mondo odierno, lanciandosi in denunce - sacrosante ma generiche – sulla massificazione dominante, l’impero dei media, la verità che diventa falso e la falsificazione che si trasforma in verità. Ottime intenzioni ma rischio che ciascuno veda imputata la parte del proprio vicino e assolta la sua.

valutazione: 1 23 4 5

Soggetto tratto da 1984 di George Orwell; testo: Enrico Remmert, Luca Ragagnin; regia: Emanuele Conte; interpreti: Carla Buttarazzi, Enrico Campanati, Bruno Cereseto, Alessandro Damerini, Andrea Di Casa, Luca Ferri, Gianni Masella, Sara Nomellini, Marina Remi; luci: Cristian Zucaro; video art: Gregorio Giannotta; regia video: Luca Riccio; musiche: Einsturzende Neubauten a cura di Tiziano Scali; impianto scenico: Davide Sorlini; attrezzeria: Renza Tarantino; collaborano al progetto: Amedeo Romeo, Bruno Cereseto; interventi video e voce: Pietro Fabbri, Alice Scano, Antonio Zavatteri; video-partecipazione: Enrico Ghezzi.

opinioni autore

 
2984 ··· 2011-01-16 17:42:37 Umberto Rossi
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7.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    16 Gennaio, 2011
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