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Salonicco 43 ··· Salonicco 43 ··· Hot

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Salonicco 43
Salonicco 43

 

Antonio Ferrari, uno degli autori - con Ferdinando Ceriani e Gian Paolo Cavarai - di Salonicco 43, ha ricordato, in apertura dello spettacolo che la memoria è spesso dolorosa, ma ricordare fa bene ed è indispensabile per guardare e capire la realtà. Parole che pesano come pietre se applicate a uno spettacolo bello e commuovente che ha il merito di ricordarci come alla banalità del male - titolo del libro che la scrittrice americana Hannah Arendt (1906 – 1975) ha dedicato al criminale nazista Adolf Eichmann (1906 – 1962) – si possa e si debba accompagnare anche una banalità del bene. Tale è stata sicuramente quella fornita da Guelfo Zamboni, console generale dell’Italia fascista a Salonicco nel 1943, interpretato magistralmente da Massimo Wertmüller.

Uomo di regime, funzionario statale a tutto tondo fu talmente colpito e disgustato dalla ferocia nazista che s’industriò con ogni mezzo, non esclusi alcuni sotterfugi burocratici, per salvare dalla deportazione quanti più ebrei possibili. A oltre 500 evitò la deportazione nei campi di sterminio, molti di loro, rifugiatisi ad Atene, furono uccisi dopo che l’Italia firmò l’armistizio con gli Alleati, il 3 settembre del 1943. Per avere un’idea della dimensione del crimine si pensi che solo poche centinaia di ebrei, degli oltre 50 mila che qui vivessero prima della guerra, sopravvivessero all’olocausto. Questo dramma collettivo e personale è rievocato attraverso le riflessioni del diplomatico, a mano a mano che scopre la ferocia della tragedia che si sta consumando sotto i suoi occhi. Attorno a lui, in funzione quasi di coro monologante, la cantante Evelina Meghnagi, la cui voce melodiosa e malinconica contribuisce a porre l’accento sulla drammaticità dolorosa dei fatti, e l’attrice Carla Ferraro, che da corpo allo smarrimento di una giovane ebrea travolta da eventi di cui, all’inizio, non comprende logica e ferocia. Uno spettacolo molto bello, che ti strazia l’animo costringendoti a ricordare quanto sia sottile il filo che separa la vita dalla morte, la barbarie dall’umanità e, soprattutto, quanto è facile che i fantasmi di ieri possano prendere corpo anche nell’oggi.

valutazione: 1 23 4 5

Testo: Ferdinando Ceriani, Gian Paolo Cavarai, Antonio Ferrari; regia: Ferdinando Ceriani, Massimo Wertmüller, Evelina Meghnagi, Carla Ferraro; musiche e canti dal vivo: Evelina Meghnagi musicisti: Domenico Ascione, Arnaldo Vacca; costumi: Farani Sartoria Teatrale; montaggio video: Luca Gianfrancesco; organizzazione: Carlo Mosso; assistente alla regia: Alice Guidi; produzione: Exnovo con L’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana.

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