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Controtempo ···· Controtempo ···· Hot

Controtempo ····

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Controtempo

C’è una tiorba nella vita di Jeanne e c’è una madre lontana e ossessiva, un fidanzato che non la vuole sposare, una fratello omosessuale che la va a trovare a New York e poi neanche si fa vedere; l’occasione della sua vita è un’audizione con un celebre direttore d’orchestra, alle ore 10 di martedì 11 settembre 2001. Jeanne è in largo anticipo quando si accorge di essere rimasta chiusa in casa: Greg è uscito con le sue chiavi e le ha portate con sé nel suo ufficio in una delle due torri gemelle. Il tempo scorre e l’appartamento di Soho diventa sempre più claustrofobico: Jeanne deve uscire, ma il telefono squilla, la madre si fa sempre più pressante, il fidanzato non si lascia convincere a lasciare l’ufficio, il fratello si rifiuta di telefonare alla madre, il fabbro non richiama.  

Lo spettatore percepisce che la vicenda inizia a sdoppiarsi: da un parte c’è il mondo di Jeanne, la sua tiorba, la sua ansia di non farcela e di mancare l’appuntamento; dall’altra c’è una storia molto più grande, quella che coinvolgerà tante vite umane direttamente o indirettamente. Così, pur senza volerlo, quando Jeanne supplica Greg di lasciare immediatamente l’ufficio e di andare a portarle le chiavi, sta in realtà cercando di salvargli la vita. Controtempo, testo teatrale scritto dal francese Christian Simeon e rappresentato al Teatro della Corte nell’ambito della rassegna Sguardi Contemporanei, è per tre quarti un monologo della protagonista, che interloquisce telefonicamente con gli altri personaggi, che lo spettatore non vede, ma che percepisce come presenti. A un certo punto, però, un guasto del telefono rende vive le figure coinvolte nella vicenda, di cui finalmente si sentono le voci e si vedono i volti, in un crescendo di tensione che accompagna il pubblico al finale. Barbara Moselli regge egregiamente la scena da sola per buona parte dello spettacolo, dando libero sfogo ad una rabbia e ad una grinta che rendono lo spettatore partecipe della sua disperazione, ora facendolo sorridere, ora trasmettendogli un senso di profonda ansia. Ai movimenti frenetici della protagonista fa da contraltare la staticità degli altri quattro attori, che il regista Marco Sciaccaluga ha voluto seduti davanti a leggii, quasi come musicisti davanti ai propri spartiti in un’orchestra, e intenti a scandire il tempo della storia con un ticchettio che non fa che aumentare la tensione verso il finale. Lo spettacolo è inserito nel programma del progetto Face a Face, volto a promuovere la drammaturgia francese in Italia.

valutazione: 1 2 3 4 5

Testo: Christian Simeon  Versione italiana: Emiliano Schmidt Fiori Regia: Marco Sciaccaluga  Interpreti: Barbara Moselli, Gabrile Gallinari, Fabrizio Careddu, Orietta Notari e Giuseppe Amato

• http://www.teatrostabilegenova.it/
• 
http://www.france-italia.it/

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