Stampa
PDF
 

Sulla rotta di Gulliver ··· Sulla rotta di Gulliver  ··· Hot

Sulla rotta di Gulliver  ···

Sulla rotta di Gulliver
Sulla rotta di Gulliver

Tamburelli vivacissimi a sipario chiuso lasciano presagire un incontro assai vitale, all’insegna del folclore e della varietà. Un cerchio e un viaggio intorno al mondo; la nostra guida è Carla Peirolero: ci racconta alcuni episodi dei Viaggi di Gulliver. Una semplice cesta azzurra da mercato ortofrutticolo diventa suo bagaglio, suo giaciglio, sedile o zaino in un percorso all’incontro con l’altro. Che siano mini creature lillipuziane o giganti è sempre il confronto costruttivo a muovere lo storico viaggiatore di Jonathan Swift per il mondo e, di riflesso, anche intorno e dentro a se stesso, nelle profonde contraddizioni. Inframmezzati ai racconti fantastici, e questa è la vera novità, episodi di vita quotidiana nelle metropoli del 2000: la storia del Marocchino piuttosto che albanese o rumeno, di chiunque si ritrovi a vestire i panni dell’extracomunitario fra noi. D’effetto le classiche battute scostanti con cui solitamente vengono liquidate per strada le richieste d’aiuto: in questo lo spettacolo ha rivelato grinta e critica oltre al forte appello umanitario.

E mentre fantasie e drammatica attualità si alternano fra sorpresa e rifiuto, curiosità verso il nuovo e chiusura all’estraneo, due concezioni contrapposte di un unico incontro con l’altro, nuove voci intervengono in contro-canto alla voce narrante: sono le coriste, tra cui spicca la vocalist Roberta Alloisio, e il linguaggio del corpo delle ballerine, che siglano con i loro movimenti lontane culture a confronto: lo stile seducente del tango con Samuele Frangiacomo e Francesca Oddone e le sapienti e ben ritmate movenze di flamenco (con Bruna Le archi), in suggestivo contrasto con l’afrodance scatenatissima di Ibra Mbaye Ndoye. Se mancava una vera scenografia, sicuramente la presenza scenica e un certo impatto visivo era assicurato dall’accostamento degli interpreti con i loro abbigliamenti tipici, gli strumenti musicali particolari, anche insoliti (appartenenti a culture e razze differenti), quali oud, hajhouj, darbouka,  tablas, djembe. Tutti partecipano del palco, con allegria, e, terminato il loro pezzo, rimangono coinvolti nelle performance degli altri, come vari accenti di un unico messaggio: un messaggio portato avanti attraverso numerose iniziative, basti ricordare il Suq al porto, che da anni gode di un certo riscontro. La grande apertura nei confronti dell’altro si è riversata anche nei riguardi del pubblico, invitato a modulare alcuni refrain all’unisono con l’interprete. Il messaggio di apertura all’altro che giunge bisognoso e in ogni caso estraneo, e, come contraltare, l’avversione alla guerra, e alle sue ipocrisie è stato deciso, ben orchestrato nella sinfonia dei caratteri, ma un po’ troppo semplicistico se destinato a un pubblico adulto. Le performance in sé molto gradevoli e simpatiche, piacevole e accattivante anche il modo di porgere le avventure da parte dell’attrice, ma in un’esile trama troppo superficialmente accostata ai drammi umani del nostro tempo. Qualcuno si domandava: saranno così aperti anche per strada?


valutazione: 1 2 3 4 5

Produzione: Chance Eventi, Festival Suq; regia: Enrico Campanati, Carla Peirolero; suoni: Rinaldo Compagnone; luci: Rocco Colaianna; interpreti: Carla Peirolero, Roberta Alloisio, Nour Eddine (canto e strumenti oud hajhouj, darbouka), Jamal Ouassini (violino), Sanjay Kansa Banik (tablas, percussioni), Eyal Lerner (canto, flauti), Franco Minelli (chitarra, oud), Esmeralda Sciascia (canto), Cheikh Fall (djembe), Bruna Le archi (flamenco), Ibra Mbaye Ndoye (danza africana), Samuele Frangiacomo (tango), Francesca Oddone (tango)


Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews