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Faust
Faust

 

Johann Wolfgang von Goethe (1749 – 1832) spese ben sessant'anni, dal 1772 al 1831, nella composizione del Faust, opera considerata, non a torto, il suo capolavoro. L’ansia di perfezione era tale che, persino pochi giorni prima di morire, lo scrittore espresse il desiderio di rimettere mano a un testo segnato da tre distinti momenti di elaborazione: Urfaust, scritto tra il 1773 e il 1775, pubblicato, con alcune aggiunte, nel 1790 sotto il nome di Faust - Ein Fragment, Faust - Erster Teil (Faust - Prima parte), pubblicato nel 1808, e Faust - Zweiter Teil (Faust - Seconda parte) edito nel 1832. La vicenda è nota: Mefistofele scommette con Dio che riuscirà a impossessarsi di Faust, uno studioso insoddisfatto della conoscenza che ha raggiunto. Si presenta allo scienziato e gli promette qualsiasi cosa in cambio dell’anima. Lui accetta e chiede la giovinezza e l’amore di Margherita, una giovane di cui si è invaghito. La cosa avrà esito tragico e porterà alla carcerazione e morte dell’amata.

Non migliore esito avrà, nella seconda parte, il rapporto con Elena di Troia. Quando Faust sta per morire, Mefistofele cerca di riscuotere il pegno, ma rimane con un pugno di mosche poiché gli angeli portano a Dio l’anima contesa, questo perché il bene fatto all’umanità dal defunto quando era in vita supera ogni vincolo contatto con il Demonio. Il personaggio di Faust ha radici profonde nella cultura anglosassone, tanto che, nel 1590, Christopher "Kit" Marlowe (1564 – 1593) gli dedicò una tragedia: La tragica storia del Dottor Faust (The Tragical History of Doctor Faustus). Fu proprio questo testo, visto da bambino in versione per burattini, che ispirerà il grande poeta tedesco nella compilazione dell’opera. Glauco Mauri, regista e interprete, e Roberto Sturno, interprete, hanno letto questa monumentale tragedia sottraendole gli aspetti più filosofici e trasformandola in metafora della vita dell’uomo, dalla giovinezza alla morte. La morale è quella della necessità dell’onestà nell’agire e della forza primaria del lavoro per l’armonia e la felicità dell’umanità intera. Per ottenere quest’effetto di depurazione dalla filosofia, regista e attori sono ricorsi ad alleggerimenti satirici, giochi di marionette e a una scena unica, mirabilmente funzionale, che riesce ad adattarsi ai numerosi momenti, temporali e narrativi, in cui la storia si articola. Il risultato è affascinante, anche se non privo di momenti un po’ troppo letterari e di qualche ingenuità soprattutto nel finale.

 valutazione:  1  23 4 5

Testo: Johann Wolfgang Goethe (1749 – 1832); produzione: Compagnia Mauri Sturno; versione italiana: Dario Del Corno, Glauco Mauri; regia: Glauco Mauri; scene: Mauro Carosi; costumi: Odette Nicoletti; musiche: Germano Mazzocchetti; luci: Gianni Grasso; interpreti: Glauco Mauri, Roberto Sturno, Cristina Arnone, Marco Blanchi, Francantonio, Simone Pieroni, Dora Romano, Alessandro Scavone.

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