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Come si vive in uno spazio minuscolo e chiuso, sia esso quello di una bara, una cabina telefonica o una doccia? Alessandro Bergallo ed Emanuele Conte - in veste di autori, regista e interprete – hanno deciso di costruire uno spettacolo su questa ipotesi, puntando sulle riflessioni e lo sguardo che nascono all’interno di un Box. Come sempre capita alcune osservazioni sono divertenti e ficcanti, altre banali e prevedibili. Tuttavia il punto non è questo, ma la mancata promessa di realizzare uno spettacolo al confine fra teatro, cabaret, e pura follia come annunciato nel programma di scena.

Questo nel senso che mancano il primo e l’ultimo temine e resta solo quello centrale. Lo dimostra, oltre ogni dubbio, il successo che accompagna Alessandro Bergallo quando, smessi in panni dell’interprete dello spettacolo, ritorna a rivestire quelli del cabarettista puro, concedendo un bis che piace molto al pubblico, ma non ha nulla a che fare con quella che era stata annunciata come l’impostazione principale della proposta. In conclusione è una serata di cabaret, a tratti piacevole a tratti da dimenticare particolarmente per le sbavature dovute al mancato rodaggio e alcuni ammiccamenti di taglio più televisivo che teatrale.

 valutazione:  1 2 3 4 5

Produzione: Teatro della Tosse; testo: Alessandro Bergallo, Emanuele Conte; regia  Emanuele Conte; elaborazione video e grafica: Andrea Corbetta; luci e fonica: Rinaldo Compagnone; costruzioni: Carlo Garrone; interprete: Alessandro Bergallo.

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