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Filumena Marturano ··· Filumena Marturano ··· Hot

Filumena Marturano ···

ImageEduardo De Filippo (1900 – 1984) scrisse Filumena Marturano nel 1946, in un momento in cui il problema dei figli di nessuno era di grande attualità (un film con questo titolo, diretto da Raffaello Matarazzo nel 1951, avrà un enorme successo) tanto che, l’anno seguente, il tema dei figli di genitori ignoti fu oggetto di un articolo della Costituzione che il Parlamento stava discutendo proprio in quei mesi. Racconta l’autore, che l’ispirazione gli venne da un fatto di cronaca: una donna si era finta moribonda per costringere il convivente a sposarla. E’ da questo spunto che prende le mosse il dramma che ha al centro un‘ex-prostituta che convive, da un quarto si secolo, con un industrialotto napoletano sevendolo in tutto e per tutto, tenendogli in ordine la casa, vigilando sugli affari, scaldandogli il letto mentre lui sfarfalleggia con donne e cavalli. L’ultimo affronto glielo fa portandole in casa, lui ultracinquantenne, una giovane poco più che ventenne che intende sposare. Filumena si finge morente, si fa sposare e, poi, risorge. Lo scontro fra i due è violentissimo e lo diventa ancor più quando la donna rivela di avere tre figli, uno dei quali avuto da lui.

 

Quale dei tre sia non vuole rivelarlo e l’uomo finirà per capire che così è giusto e deciderà di sposare nuovamente, questa volta in piena coscienza, colei che tanto ha fatto per lui. E’ un testo fatto apposta per grandi attrici, Eduardo lo scrisse per la sorella Titina, tanto che ne hanno fatto un cavallo di battaglia Regina Bianchi, Pupella Maggio, Valeria Moriconi, Isa Danieli e, al cinema, Sofia Loren (Matrimonio all’italiana, 1964, regia Vittorio De Sica) per tacere delle numerose attrici straniere che hanno interpretato le numerose versioni tradotte in inglese, russo, ungherese, spagnolo, giapponese, portoghese, greco, rumeno, tedesco, francese, …. Francesco Rosi, nel prendere in mano questo copione, l’ha fatto con grande, forse eccessivo, rispetto. In questo modo lo spettacolo che propone illustra magistralmente il testo, ma si limita ad accentuare lo spazio della figura femminile, interpreta da Lina Sastri, sin quasi a mettere in ombra quella del coprotagonista Luca de Filippo. La scenografia di Enrico Job segue fedelmente l’impostazione del regista, costruendo un luogo unico che si affaccia su un panorama napoletano un po’ cartolinesco. E’ una scelta che, se consente all’attrice di offrire una prestazione memorabile, non aggiunge (attualizza?) gran che alle possibili letture suggerite da un testo che, pur in una dimensione un tantino accademica, rimane un caposaldo della cultura teatrale nella seconda metà del novecento.

valutazione:  1  2 3 4 5

Testo: Eduardo De Filippo (1900 – 1984); produzione: Teatro di Roma, Elledieffe, La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo; regia: Francesco Rosi; scene: Enrico Job; costumi: Cristiana Lafayette; luci: Stefano Stacchini; interpreti: Lina Sastri, Luca De Filippo, Nicola Di Pinto, Antonella Morea, Giuseppe Rispoli, Gioia Miale, Daniele Russo, Antonio D'Avino, Chiara De Crescenzo, Carmine Borrino, Silvia Maino.

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