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L'ultima radio ··· L'ultima radio ··· Hot

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L'ultima radio
L'ultima radio
 

 

L’ultima radio di Sabina Negri è un test che oscilla fra ironia, comicità e malinconia, con qualche vena di drammaticità. Molta, troppa carne al fuoco per tenere sempre ferma la barra della regia e dell’interpretazione, Non è un caso, dunque, se Marcello Cotugno e Tullio Solenghi non riescono a dare allo spettacolo un carattere netto ed equilibrato. La struttura narrativa è quella di un lungo monologo dipanato da un maturo conduttore radiofonico che, dopo oltre 500 puntate, deve abbandonare la rubrica notturna che ha creato per cedere il passo alle scelte di un nuovo proprietario che vuole modernizzare tutto e cancellare una tradizione economicamente perdente.

 

E’ l’occasione per una sorta di bilancio storico – esistenziale in cui rientrano sogni giovanili, manifestazioni politiche cruente, cadute nel baratro della droga, recuperi familiari, avanzare della vecchiaia. Il tutto siglato da un incongruo lieto fine che esalta la continuità della vita, l’adattamento alla realtà e il recupero dei valori famigliari, quelli sì autentici e fondamentali. Un po’ poco, viste le ambizioni di partenza. Per tacere di un fastidioso soffio di conformismo. Tullio Solenghi è bravo nei momenti comici, piuttosto limitato in quelli ove si richiederebbe un maggiore spessore drammatico. In questo il suo apporto pone l’accento sull’ondeggiare del testo senza un approdo preciso e conferisce allo spettacolo un retrogusto d’incompiutezza che mette in discussione anche i momenti, per la verità non pochi, felicemente ironici.

valutazione:  1  2 3 4 5

Testo: Sabina Negri; produzione: Procope Studio; regia: Marcello Cotugno; scene: Carmelo Giammello; colonna sonora: Marcello Cotugno; luci: Pietro Sperduti; interprete: Tullio Solenghi 

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