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Amleto
Amleto

 

Amleto di William Shakespeare (1564 – 1616) è uno dei testi cardine della cultura mondiale, un capolavoro tale proprio perché da più di quattro secoli, il copione fu scritto con tutta probabilità fra il 1600 e il 1602, continua a offrire spunti per interpretazioni e letture originali. Solo per citarne alcune ricordiamo la versione puntata sulla responsabilità dell’uomo, varata da Laurence Olivier (Hamlet, 1948) in tempi angosciati dallo spettro atomico, quella barocca di Franco Zeffirelli (1990) e quella ribellistica di Tony Richardson (1969). Pietro Carriglio è partito dalla bella traduzione di Alessandro Serpieri per una versione che legge il testo in termini di malinconia e pessimismo.

 

 Il principe di Danimarca che vendica il padre ucciso dal fratello che, subito dopo, ne ha sposata la vedova, agisce non solo senza gioia, ma neppure senza rabbia. Il suo è un atto compiuto per dovere, ma con la convinzione che la malvagità del mondo non potrà mai essere sconfitta. Da questo nasce la dominanza di tinte scure, di buio, la mancanza di arredi sontuosi. I costumi, vagamente ispirati a quelli giapponesi classici, sono l’unico elemento ricco, ma anch’essi svolgono più un ruolo di guscio vuoto che non quello di un’opulenza vera. Lo spettacolo non può dirsi filologico in senso stretto, perché la regia ha tagliato non pochi punti e spostato altri, quantomeno rispetto alla tradizione teatrale. Certo che il regista si è preso tutto il tempo che gli serviva, licenziando uno spettacolo molto lungo, circa tre ore e tre quarti, che parte molto bene con una notevole tensione, per poi perdere forza a mano a mano che la storia procede, sino a giungere al duello finale che sembra messo in scena in modo piuttosto affrettato rispetto al resto del testo. In ogni caso è uno spettacolo di prim’ordine.

valutazione:  1  2 3 4 5

Testo: William Shakespeare (1564 – 1616); produzione: Teatro Biondo Stabile di Palermo in collaborazione con Teatro Stabile di Catania; Versione italiana: Alessandro Serpieri; regia, scene e costumi: Pietro Carriglio; musiche: Matteo D'Amico; luci: Gigi Saccomandi; interporeti: Luca Lazzareschi, Nello Mascia, Galatea Ranzi, Luciano Roman, Franco Barbero, Sergio Basile, Giancarlo Condè, Eva Drammis, Paolo Musio, Simone Toni.

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