Andrea De Rosa usa questo testo per proporre una riflessione molto originale su vista e udito. La prima parte dello spettacolo avviene letteralmente al buio, nel senso che agli spettatori sono fornite delle mascherine, tipo quelle in uso sulle lunghe rotte aeree, e sinvitano metterle e tenerle sino a un certo momento dello spettacolo, allincirca per tre quarti dora su una durata complessiva di unora e quindici minuti. In questa parte la sala è al buio, il palcoscenico chiuso e gli attori si aggirano fra le file della platea. La seconda parte ha un aspetto più normale, anche se attori e pubblico sono divisi da un velario semitrasparente. Il risultato è in una sorta di dicotomia: sentire, il primo tempo, e vedere, il secondo. Il risultato è affascinante, costringe ad aguzzare i due organi e a spingere lattenzione in un senso o nellaltro. Meno riuscita, invece, la descrizione e lutilizzo complessivi del caso clinico, con un legame tropo labile fra pazzia ed eccesso di stimoli visivi. Questo è un campo ricco di suggestioni estendibili, ove si voglia, anche alla vita quotidiana e alla società che ci circonda, ma la regia non lo imbocca neppure, preferendo rimanere sul terreno della psicologia individuale e consegnando unopera interessante ma incompleta.
valutazione: 1 2 3 4 5
Testo: Brian Friel (1929) dal racconto To see and not to see (Vedere e non vedere) che compare nel volume Un antropologo su Marte (An Anthropologist on Mars, 1955) di Oliver Sachs (1933); produzione: Emilia Romagna Teatro, Teatro Metastasio Stabile della Toscana in collaborazione con Asti Teatro 29; versione italiana: Monica Capuani, Marta Gilmore; regia: Andrea De Rosa; scene: Laura Benzi; costumi: Ursula Patzak; suono: Hubert Westkemper; luci: Pasquale Mari; interpreti: Umberto Orsini, Valentina Sperlì, Leonardo Capuano, Umberto Orsini, Valentina Sperlì, Leonardo Capuano; registrazione: voce del padre di Molly, Andrea Renzi, voce di Molly bambina: Elena De Rosa; Oft in the Stilly Night è cantata da Enza Di Blasio, Halling dal Peer Gynt di Grieg e The lament for Limerick sono eseguite al violino da David Romano.
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