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L'angelo di Dio L'angelo di Dio Hot

L'angelo di Dio

Image Con L’angelo di Dio Mario Bagnara chiude la trilogia sulla passione del Cristo avviata con L’uomo di Arimatea (1999) e proseguita con L’ultimo cliente (2002). È un vasto mosaico che teatralizza vicende che vanno dagli annunci dell’Arcangelo Gabriele a Elisabetta e Maria, sino alla crocifissione, la sepoltura e la resurrezione. Una ricerca che affronta il principale mistero della fede cattolica con spirito sempre curioso e, qualche volta, irrituale.

Sono queste le caratteristiche più significative dell’intero complesso di opere: un’indagine che si pone problemi e domande anche scottanti, ma lo fa mantenendo fermi i binari di una fede che non ha alcuna intenzione di porsi in conflitto, con un indirizzo canonico della fede. Un lavoro, dunque, che si pone all’interno di un percorso religioso non miope, ma neppure eretico. Quest’ultima tappa è quella che più si plasma su uno sguardo tradizionale dei fatti. La messa in parallelo degli annunci dell’arcangelo che visita le due coppie - Elisabetta e Zaccaria, Maria e Giuseppe – portando il volere di Dio (amore carnale che si traduce in figlio eletto, immacolata concezione che produce il figlio divino) è mediata dalla presenza attiva di Maddalena, che offre anche l’unico elenco realmente problematico nel dialogo con Maria in cui si adombra una possibile relazione sessuale fra l’ex-prostituta e il Cristo. Per il resto il testo è fedele ai canoni ufficiali e, proprio per questo, si colloca in una luce meno interessante dei due che lo hanno preceduto. La versione di cui stiamo riferendo è quella presentata quale prima proposta di un Teatro in Voce che rifiuta scenografie, costumi e gesti in favore di un assoluto privilegio della parole. Difficile dare un giudizio motivato, anche perché la regia, sobria come il resto, di Giuliana Manganelli è stata grandemente ostacolata da un incidente tecnico che ha costretto gli attori ad una lettura quasi al buio e la danzatrice, che cadenza i momenti salienti della storia, a muoversi senza il supporto della musica.



Testo: Mario Bagnara (1935); regia Giuliana Manganelli; coreografie: Francesca Camponero; interpreti: Rachele Ghersi, Fabrizio Lo Presti, Ilaria Pardini, Riccardo David, Viola Villa, Francesca Camponero.


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