Giorgio Gaber (1939-2003) ha scritto Il dio bambino, assieme a Sandro Luporini, nel 1993. E un monologo, ora riproposto da Eugenio Allegri per la regia di Giorgio Gallione, in cui si racconta, dalla parte di lui, una storia damore del tutto normale. Sinizia con il tradimento di un amico, cui si prende - più che consenziente - la moglie, si prosegue con gli anni di passione, la nascita di un figlio, le amarezze della routine casalinga e di lavoro, linsoddisfazione, il tradimento della donna, il secondo figlio, che nasce in condizioni difficili, con la copia solitaria in una baita di montagna.
Un catalogo di vampate damore, tradimenti, quieto vivere, solidarietà ed egoismi raccontato con grande passione e perfezione interpretativa in uno scenario spoglio ed emblematico: un palcoscenico con il pavimento ingombro di fiori recisi, tavoli e seggiole rovesciati, bottiglie semivuote, piatti rotti. E il quadro emblematico di una festa finita che, forse, non è mai iniziata. Ciò che emerge non è tanto una qualsiasi valutazione filosofica dellesistenza, quanto la semplice constatazione della costante immaturità delluomo, il cui egocentrismo lo fa realmente assomigliare ad un Dio bambino. Di riflesso, solo evocata, la materialità razionale della donna, con paure e insoddisfazioni che, proprio attraverso le parole del suo compagno, assumono un carattere vero e tragico ben oltre quello del marito. Per realizzare una tale tavolozza di sfumature era indispensabile un interprete di grande duttilità e capacità. Il regista guida Eugenio Allegri con mano decisa, precisa quasi invisibile (le migliori direzioni sono proprio quelle che non si sentono) e nè ripagato con una prestazione magistrale.
valutazione: 1 2 3 4 5
Testo: Giorgio Gaber (1939-2003), Sandro Luporini (1930); regia: Giorgio Gallione; luci: Aldo Mantovani; scene e costum: Lorenza Gioberti; interprete: Eugenio Allegri.