Nel 1962 Eugène Ionesco (1909 1994) presentò a Parigi Il Re muore (Le Roi se meurt). La commedia ottenne un grande successo di critica anche perché sembrava inserirsi, in modo diretto, in quel teatro dellassurdo che pochi anni prima aveva animato le opere di Samuel Beckett (1906 1989), da Aspettando Godot (En attendant Godot / Waiting for Godot, 1952) a Finale di partita (Fin de partie, 1957) sino a L'ultimo nastro di Krapp (Krapp's Last Tape, 1958).
Impressione solo parzialmente esatta, in quanto lautore fanco rumeno si indirizzerà ben presto verso un teatro che ha il suo il punto di forza nel grottesco rivolto alle convenzioni civili, mentre quello franco irlandese tenderà sempre più a denunciare gli elementi irrazionali e tragici dellesistenza. La ripresa di questo copione, nella nuova traduzione di Edoardo Sanguineti e la regia di Pietro Cartiglio, mette in luce impietosamente la polvere che ci si è accumulata su questo testo con il passare degli anni. Polvere che assume laspetto di eccessiva verbosità, filosofeggiare accademico, staticità della scena. La trama è esile: un re sta morendo, circondato dalla corte ben lieta, in quasi tutte le sue componenti, di sbarazzarsi dellingombrante sovrano il quale, da parte sua, non ha nessuna intenzione di lasciare la scena del mondo. Il dramma si concentra nella lotta, inane e inutile, del morituro, più in generale delluomo, per scansare lineluttabile destino che lo attende. Un tema eterno quanto il mondo, che il drammaturgo tenta dinsaporire, riuscendoci solo parzialmente, con battute e pensieri tanto generici quanto poco conclusivi. Un testo datato che meritava più un rispettabile oblio che una riesumazione di questo tipo.
valutazione: 1 2 3 4 5
Testo: Eugène Ionesco (1909 1994); traduzione: Edoardo Sanguineti; regia Pietro Cartiglio; scene e costumi: Maurizio Balò; luci: Gigi Saccomandi; musiche: Matteo DAmico; interpreti: Nello Mascia, Alvia Reale, Eva Drammis, Aldo Ralli, Fiorenza Brogi, Sergio Basile.