Una bambina, in assenza della madre, si avvolge nella sua morbida pelliccia e sogna di essere unaltra persona, forse quella stessa figura materna che la priva di quel affetto di cui avrebbe tanto bisogno, che riempie la casa di foto e dipinti che la ritraggono, donna altera e vanitosa, che conduce la figlia, fresca orfana di padre, tra le braccia di amici senza remore. La carenza di affetto, labuso sessuale, lassenza paterna: quanto basta per generare quel male di vivere così forte da condurre sempre più donne (ma anche uomini) a non avere rispetto per il proprio corpo, riducendolo ad un mucchio di ossa, e ad andare avanti per la propria strada con caparbietà, senza permettere a nessuno di spaccare la corazza che si sono costruite e che le fa illudere di essere fortissime, a discapito della propria debolezza fisica. Lanoressia è uno dei mali che grava sulla nostra società, nonché uno di quelli da cui è più difficile uscire guariti completamente, perché la psiche ha una potenza tanto forte da riuscire a prevaricare il corpo.
La bambina con la pelliccia (Di anoressia si può guarire) è lintenso spettacolo che nasce dalla collaborazione tra Eleonora DUrso e Federica Bognetti, che hanno scritto il testo ispirandosi liberamente alla testimonianza riportata in Tutto il pane del mondo da Fabiola De Clercq, Presidente e Fondatrice dellABA (Associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, bulimia e l'obesità), che è stata prima bulimica, quindi anoressica, per poi guarire. Eleonora DUrso firma anche la regia del monologo che Federica Bognetti conduce con lodevole competenza, interpretando personaggi diversi e dando sfogo al conflitto interiore della protagonista, ben rappresentato sulla scena da un perfido pupazzo che le ricorda la tragicità del suo passato e le impedisce di scrivere serenamente una lettera al bambino/a che ha in grembo. Il messaggio è quindi che dallanoressia si guarisce, benché il dolore interiore non lasci pace neanche dopo, quando il pensiero di tanta sofferenza passata diventa lo spauracchio per la vita dei propri figli. Emerge però un velato ottimismo nellinvito a chiedere sempre aiuto, perché qualcuno verrà di certo a porgere il proprio soccorso. In questo contesto, il teatro permette di comunicare attraverso i gesti, le espressioni, gli oggetti, senza la necessità di raccontare nel dettaglio i disturbi della malattia, ricordati solo di passaggio, per dare spazio ad una riflessione più profonda, che dovrebbe essere lo stesso spettatore a compiere. È risultato interessante, pertanto, il dibattito con il pubblico che ha seguito lo spettacolo, condotto dalla stessa attrice insieme alla Dott.ssa Costa dellABA di Genova. (Roberta Balduzzi)
valutazione: 1 2 3 4 5
Testo: Eleonora DUrso e Federica Bognetti (liberamente tratto da Tutto il pane del mondo di Fabiola De Clercq) Regia: Eleonora DUrso Interprete: Federica Bognetti Disegno luci: Claudine Catsay Produzione: Fox & Gould