Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais (1732 1799) è una delle figure fondamentali del secolo dei lumi di cui esemplifica la miscela fra cultura e affarismo, speculazione intellettuale e vita di corte, intuizioni politiche moderne e avventure. Inventore geniale (si deve a lui uno dei meccanismi base dellorologeria) finanziere spregiudicato, scrittore e drammaturgo di successo, inviato segreto della corona e sostenitore, anche per interesse, della rivoluzione americana, brillante avvocato è rimasto nella memoria per due commedie scritte nel decennio che precede lo scoppio della Rivoluzione Francese: Il barbiere di Siviglia o l'inutile precauzione (Le Barbier de Séville ou la Précaution inutile, 1775) e Le nozze di figaro (La Folle journée, ou le Mariage de Figaro, scritta nel 1778, ma andata in scena solo nel 1784, dopo un lungo braccio di ferro con la censura). Entrambi copioni sono stati trasferite in libretti musicati da grandi autori: Giovanni Paisiello (1740 1816), Gioacchino Rossini (1792 - 1868) e Wolfgang Amadeus Mozart (1756 1791).
E, soprattutto, lopera di questultimo (Le nozze di Figaro, 1786 su libretto di Lorenzo da Ponte) ad essere entrata nel catalogo dei testi che hanno segnato la storia dellumanità. Oltre ai grandi meriti artistici di stile e inventiva, il grande compositore è riuscito a cogliere quello che è uno dei sensi profondi della commedia, quella stessa caratteristica che laveva resa invisa ai censori di Luigi XVI: una rottura netta con lordine regale del passato, una frattura che mette in discussione sia il diritto divino della nobiltà sia la disuguaglianza naturale fra gli uomini. Tullio Solengi, adattatore e attore, e Matteo Marasco, regista, hanno messo mano a questa storia delle nozze del servo Figaro, la cui futura moglie è insidiata dal padrone che finirà beffato, per uno spettacolo professionalmente ineccepibile, ma segnato da una frattura profonda fra il tono farsesco, che percorre quattro quinti della proposta ed esplode nell'uso del dialetto napoletano in alcune scene, e unultima parte in cui si traggono fragili morali oscillanti fra lapprossimativo e il qualunquista. Per tacere del post-finale in cui il protagonista, sotto la lama di unenorme ghigliottina, sviluppa un piccolo comizio sui mali del mondo e la corruzione dei potenti. E un brano che contraddice il tono delle scene precedenti e lo fa allimprovviso, senza alcuna motivazione o collegamento con quanto si è visto prima. E questo il vero punto debole della proposta che, per il resto si presenta spettacolarmente solida e, a tratti, persino piacevole.
valutazione: 1 234 5
Testo: Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais (1732 1799); versione italiana: Enrico Groppali; riduzione e adattamento: Tullio Solenghi, Matteo Marasco; regia: Matteo Marasco; scene e costumi: Andrea Viotti; musiche: Riccardo Benassi; luci: Pietro Sperduti; interpreti: Tullio Solenghi, Sandra Cavallini, Roberto Alinghieri, Raffaele Spina, Alessandra Schiavoni, Gianluca Musiu, Enzo Attanasi, Silvia Salvatori, Totò Mancatore