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Il sogno del Principe di Salina: l’ultimo Gattopardo···· Il sogno del Principe di Salina: l’ultimo Gattopardo···· Hot

Il sogno del Principe di Salina: l’ultimo Gattopardo····

ImageGiuseppe Tomasi di Lampedusa scrisse Il Gattopardo negli anni ‘50 del ‘900, traendo ispirazione dalle vicende della sua famiglia e, in particolare, dalla figura del bisnonno, che gli suggerì lo spunto per il personaggio principale del suo romanzo, Don Francesco Corbera, Principe di Casa Salina. Il Gattopardo è un romanzo storico che rivive le vicende dell’Itala, o meglio, della Sicilia del Risorgimento, ripercorrendo quegli anni turbolenti, caratterizzati da profondi cambiamenti, in cui Garibaldi sbarcò a Marsala, ponendo fine al regno dei Borboni e infondendo sentimenti contraddittori nell’animo dell’aristocrazia sicula. Questi contrasti sono descritti nel romanzo di Tomasi e si esprimono al meglio nel conflitto interiore che turba lo spirito del principe di Salina. È così che un’opera letteraria incentrata sulle vicende di un’epoca ormai lontana si cala perfettamente nella realtà contemporanea di un‘Italia in cui l’immobilità sembra essere il filo conduttore dell’impianto politico e sociale. La celebre frase pronunciata da Tancredi, Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi, oltre a riassumere l’ideologia politica di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, si eleva così a massima universale.

Il sogno del principe di Salina: l’ultimo Gattopardo è la riduzione teatrale del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, scritta da Andrea Battistini, che ha tratto ispirazione anche dalle lettere e dagli appunti lasciati dall’autore de Il Gattopardo. La storia racconta le vicende della Casata dei Salina, attraverso lo sguardo disincantato di Don Francesco Corbera, le cui riflessioni malinconiche e conflittuali mettono in contrasto la sua fragile interiorità con la solidità e la calma che trasmette la sua apparenza. La vicenda ripercorre la vita del principe: il rapporto con l’amato nipote Tancredi, l’unico che sembri comprendere l’intimo travaglio di Don Francesco, le nozze di quest’ultimo con la bella Angelica, figlia del ricco Don Calogero Sedara, gli scontri con la figlia Concetta, pur tanto simile caratterialmente a lui, il rapporto distaccato con la moglie, fino all’epilogo finale. La rappresentazione, di cui Andrea Battistini è anche regista, si cala perfettamente, grazie a scene e costumi, nelle atmosfere eleganti dell’aristocrazia siciliana della fine dell’Ottocento: è pertanto messa in scena una realtà statica in cui il legame con le tradizioni si esplicita anche attraverso le sontuose feste e il lusso. Non mancano, in questo senso, riferimenti al film di Visconti, girato nel 1963. Lodevole l’interpretazione di Barbareschi, che riesce a incarnare bene gli aspetti contraddittori del suo personaggio (Don Francesco), passando con disinvoltura da un registro più comico e scanzonato ad uno più drammatico e riflessivo. Buona anche l’interpretazione degli altri attori del folto cast, tra cui spiccano, in particolare, Dajana Roncione (Concetta) e Alfredo Angelici (Tancredi). Quanto allo spettacolo nel suo complesso, è dotato di un dinamismo e di una ricchezza di spunti e situazioni tali da rendere sempre alta l’attenzione dello spettatore.

Valutazione: 1 2 3 4 5

Testo: di Andrea Battistini (liberamente ispirato agli appunti e alle lettere di Giuseppe Tomasi di Lampedusa)  Regia: Andrea Battistini  Interpreti: Luca Barbareschi, Francesca Delfino, Dajana Roncione, Alfredo Angelici, Totò Onnis, Guglielmo Guidi, Chiara Di Stefano, Emiliano Iovine, Alessandro Buggiani, Simone Ciampi, Marika De Chiara, Natalia Lungu,  Laura Rovetti  Scene: Carmelo Giammello  Costumi: Andrea Viotti  Luci: Jurai Saleri  Elaborazioni musicali: Paolo Cillera.

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